Dall’oltraggioso Freaks di Tod Browning rinnegato dalla sua stessa Major (la MGM) a Maniac «film più brutto di sempre» fino a L’uomo che ride, il classico del cinema muto che ha ispirato Joker. Sfoglia la gallery dei 10 classici dell’horror troppo disturbanti per il mainstream.
- Freaks (Tod Browning, 1932). Il film circense interpretato da veri “fenomeni da baraccone” e la cui première-shock causò un aborto spontaneo. Macabro e oltraggioso al tal punto da venir rinnegato dalla sua stessa Major (la MGM).
- L’Inferno (Helios Film, 1911). Film avanguardista diretto da Francesco Bertolini e Adolfo Padovan. Prodotto dalla piccola Helios Film di Velletri in tutta fretta per battere sul tempo la produzione colossale della Milano Films di un film analogo, così da arrivare in sala tre mesi prima e sfruttare la grande attesa che nel frattempo si era creata tra il pubblico. La cantica dantesca è composta nella maniera più tipica dell’epoca, quella dei quadri animati (25) resi incredibili da una serie di effetti speciali artigianali, come il volo dei lussuriosi e il gigantismo di Minosse. Evidente è il debito iconografico alle illustrazioni di Gustave Doré.
- L’uomo che ride (Paul Leni, 1928). Dal romanzo di Victor Hugo, la triste storia di Gwynplaine: l’uomo condannato ad avere stampato sul volto un eterno ghigno, dopo essere stato sfigurato e venduto come giullare di corte. Il personaggio di Gwynplaine ha ispirato Joker, la nemesi dei fumetti di Batman. A Conrad Veidt venne impiantata una protesi formata da una dentiera e da ganci metallici che tiravano all’indietro gli angoli della bocca. Nonostante essa fosse molto scomoda, l’attore la indossò in tutte le scene in cui compariva, anche in quelle nelle quali la sua bocca era coperta da una sciarpa. L’unica scena in cui la protesi non viene indossata è quella in cui Gwynplaine viene rapito dagli sgherri di Josiane (anche se porta la sciarpa, la mancanza della dentiera è resa evidente dai movimenti sotto di essa): probabilmente fu una dimenticanza, oppure, essendo una scena piuttosto concitata, l’attore ritenne di non doverla indossare.
- Il cervello che non voleva morire (Joseph Green, 1959). Precursore di Re-Animator, il film racconta di un folle chirurgo che sviluppa un metodo per mantenere in vita parti del corpo umano ed è ossessionato dal desiderio di restituire un corpo alla testa decapitata della fidanzata.
- Ah! La barbe! (Segundo de Chomón, 1905). Dal pioniere del cinema iberico, il cortometraggio francese che mostra un uomo che ha le allucinazioni dopo aver ingerito schiuma da barba.
- Maniac (Dwain Esper, 1934). Classico del cinema d’exploitation, fu inserito nell’elenco dei 100 brutti film più divertenti mai prodotti da John J. B. Wilson, l’inventore dei Razzie Awards. L’ufficio della censura di New York lo definì «indecente, immorale, inciterà al crimine»
- Häxan – La stregoneria attraverso i secoli (Benjamin Christensen, 1922). Monumento del cinema horror che infrangeva ogni tabù. Par volare le streghe sui tetti della cittadina dove è ambientato il processo, il regista e il suo direttore della fotografia (Jonah Ankerstjerne) dovettero costruire un modellino del paese in scala e metterlo su un tavolo girevole che si muoveva spinto da una ventina di persone. In seguito, filmarono le streghe su fondo nero a cavallo delle loro scope. Ma c’era il problema di dare l’illusione del volo, quasi impossibile dati i costumi pesantissimi che le comparse avevano addosso. Christensen allora portò nel teatro di posa la turbina di un aereo. Il regista danese si riservò il ruolo d’onore, quello di Belzebù.
- Occhi senza volto (Georges Franju, 1960). Dal romanzo di Jean Redon, una storia dai toni fantastici e surreali sui misfatti di un chirurgo/demiurgo che, dopo aver provocato con la sua guida spericolata un incidente stradale in cui sua figlia è rimasta sfigurata, cerca di ridarle un volto in ripetuti tentativi di trapianto. Il film fu inizialmente bocciato dalla critica, ritenuto scandaloso ed estremamente violento, tanto che Isabel Quigly lo definì il film più malato che avesse mai visto da quando aveva iniziato la sua carriera di critica cinematografica.
- Meshes of the Afternoon (Maya Deren, 1943). Cortometraggio girato usando una cinepresa Bolex 16mm di seconda mano, è una delle pellicole d’avanguardia più influenti della storia del cinema statunitense. Disturbante la scena della donna che insegue l’inquietante figura coperta da un mantello, con uno specchio al posto del viso.
- Un chien andalou – Un cane andaluso (Luis Buñuel, 1929). Cortometraggio sperimentale della coppia Luis Bunuel e Salvador Dalì. Manifesto del cinema surrealista, fu considerato scandaloso per l’aggressività delle immagini, offensive per l’epoca.
Pingback: Goodnight Mommy, 5 curiosità sull’originale horror d’autore austriaco | Scarlet Boulevard
Pingback: L’uomo che ride, chi era il vero Joker? | Scarlet Boulevard