Superman compie 85 anni e torna oggi al cinema (fino al 26 aprile) con Warner Bros. Caposaldo dei film di supereroi, il cult di Richard Donner lanciò il compianto Christopher Reeve (1952-2004) nel firmamento di Hollywood. Al fianco de l’uomo d’acciaio più iconico del cinema, Marlon Brando (Jor-El), Gene Hackman (Lex Luthor) e Margot Kidder (Lois Lane) che regalano performance memorabili. Primo capitolo della fortunata quadrilogia sul supereroe per antonomasia, il film è basato sul celebre personaggio dei fumetti DC ideato da Jerry Siegel e Joe Shuster. Sceneggiato dal grande Mario Puzo (autore de Il Padrino), il lungometraggio ha vinto il Premio Oscar per i migliori effetti speciali. Con un super incasso di 300 milioni di dollari a livello mondiali, la pellicola è uno dei maggiori successi degli Studios.
5 curiosità su Superman del 1978
Per calarsi nei panni di Superman, Christopher Reeve doveva apparire muscoloso e atletico. All’attore fu chiesto di indossare un “abito muscolare” per riprodurre il fisico dell’eroe, ma Reeve rifiutò preferendo intraprendere un duro allenamento sotto la guida del suo allenatore personale, David Prowse, bodybuilder scritturato in Star Wars (dov’è Darth Vader) e Arancia meccanica.
Quando Christopher Reeve camminò per i Pinewood Studios, con indosso il costume da Superman, lasciò dietro di se una scia di ammiratrici svenute al suo passaggio. Quando ha fatto la stessa cosa vestito da Clark Kent, nessuna delle ragazze si voltò a guardarlo.
Inizialmente, Gene Hackman rifiutò di tagliarsi i baffi per interpretare Lex Luthor: il nemico giurato di Superman. Donner propose ad Hackman che se si fosse tagliato i baffi, lui avrebbe fatto lo stesso e l’attore acconsentì. In seguito si scoprì che Donner non aveva affatto i baffi. Portava dei baffi posticci che si è tolto all’ultimo momento!
Marlon Brando non voleva imparare a memoria la maggior parte delle sue battute. Nella scena in cui mette il neonato Kal-El nella capsula di salvataggio, in realtà stava leggendo le sue battute dal pannolino del bambino.
Superman rompe la quarta parete nella scena d’epilogo, in cui sorride direttamente alla camera, verso gli spettatori. La stessa decisione artistica venne presa da Donner pure nel classico Il presagio (The Omen), che vede il bambino malvagio guardare dritto l’obiettivo.