50 anni fa, Alex e i suoi amici drughi si ritrovavano al Korova Milk Bar per «l’esercizio dell’amata ultraviolenza». Nel dicembre del 1971, usciva a New York Arancia Meccanica. Il disturbante capolavoro di Stanley Kubrick che per l’occasione tornerà al cinema (dal 29 novembre al 1° dicembre)
Cosa significa Arancia Meccanica?
Il titolo del film distopico si riferisce ai metodi con cui il sistema carcerario nega il libero arbitrio ad Alex DeLarge (Malcolm McDowell), l’iperviolento protagonista.
Secondo i critici A Clockwork Orange (titolo originale del film che significa Un’arancia a orologeria), trae origine da un modo di dire tipicamente londinese, il cosiddetto cockney “As queer as a clockwork orange” tradotto letteralmente come “Strano come un’arancia a orologeria”, originariamente utilizzato comunemente nell’East London. La frase indica qualcosa che appare normale e naturale in superficie come un frutto, in questo caso un’arancia, ma che cela in realtà una natura estremamente bizzarra e inusuale.
Ambientato nei sobborghi di una Londra futurista, l’opera segue le gesta criminali di Alex e della sua gang di “drughi” mentre vagano per la città in braghe e bombetta (nei costumi di Milena Canonero), infliggendo atroci violenze a bande rivali e malcapitati cittadini. Il film sembra lamentare il fatto che, come dice un’anziana vittima: «È un mondo puzzolente perché non c’è più legge e ordine! E permette ai giovani di avvicinarsi ai vecchi!» In altre parole, non ci sono figure autoritarie che guidino i giovani lontano dalla violenza sconsiderata.
Arancia Meccanica è basato sul controverso romanzo del 1962 dello scrittore britannico Anthony Burgess e, nonostante tutta la brutalità descritta, sia il romanzo che il film rimangono sorprendentemente attuali. Al culmine delle sue avventure ultraviolente, Alex di Kubrick irrompe in una casa e aggredisce una donna, uccidendola. Più tardi, di fronte alla prospettiva di una lunga pena detentiva, Alex sceglie di sottoporsi alla controversa “cura Ludovico” – una sorta di lavaggio del cervello che rende il giovane incapace di compiere atti violenti, anche se a spese della sua spontanea volontà. Durante il trattamento, Alex è legato a una sedia con gli occhi sbarrati dalle pinze e costretto a guardare film violenti. Gli viene poi iniettato un medicinale che gli crea dolore e nausea, condizionandolo così ad associare la violenza alla malattia fisica.
L’esempio del titolo è dato dal protagonista che, essendo privato del suo libero arbitrio, esteriormente sembra un bravo cittadino ma in realtà è un automa della società.
Dopotutto, la «cura Ludovico» non aiuta Alex a diventare una persona migliore; alla fine del film, Alex è ancora attratto dalla violenza. Piuttosto, il trattamento infonde al ragazzo una risposta meccanizzata alla violenza che lo rende incapace di scegliere e agire secondo i suoi impulsi. Sia per il libro di Burgess che per il film di Kubrick, il trattamento si rivelerà un fallimento.
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