Oggi si celebrano i 60 anni de Il Gattopardo. Il capolavoro di Luchino Visconti proiettato, per la prima volta, al cinema Barberini di Roma. Tratto dall’omonimo romanzo di Giuseppe Tomasi di Lampedusa, il film è uno sfavillante affresco storico del Risorgimento italiano visto attraverso gli occhi dell’aristocratico siciliano Don Fabrizio, Principe di Salina (Burt Lancaster), che assiste impotente all’ascesa di una nuova classe sociale, rappresentata dall’ambizioso nipote Tancredi (Alain Delon), il quale, anziché mantenere intatta la nobiltà legandosi alla cugina Concetta (Lucilla Morlacchi), preferisce sposare la bella Angelica (Claudia Cardinale), figlia del rozzo ma ricchissimo Calogero Sedara (Paolo Stoppa). Il leggendario valzer finale tra il Principe Salina e Angelica è entrato nella memoria collettiva: una fotografia del cinema italiano nel suo momento di massimo splendore.
Per filmare l’opulenta scena del ballo (di oltre 44 minuti) Visconti impiegò un mese. Girato a Palazzo Gangi-Valguarnera, uno dei gioielli del centro storico di Palermo, il famoso valzer fu composto da Nino Rota con la coreografia di Alberto Testa.
L’attenzione maniacale ai dettagli e alla scenografia da parte di Visconti era tale che, per esempio, la Cardinale nella sua borsetta aveva un fazzoletto ricamato d’epoca. Enrico Lucherini, primo press agent del cinema italiano, ricorda: «In una scena Burt Lancaster, Principe di Salina, doveva aprire un cassetto. Dentro trovò biancheria d’epoca, accuratamente piegata. Ma la inquadri, tutta questa roba?, chiese all’operatore. No. E allora che ci sta a fare?. Perché è roba tua – rispose Luchino – questa è la tua casa, il tuo mondo: ci devi recitare come se ci vivessi. Così fece anche mettere autentica (e costosa) acqua di colonia nel flacone con cui in una scena Lancaster si profumava, perché devi sentirti un vero principe, anche mentre ti profumi».
Memorabile la fotografia Giuseppe Rotunno che, per volontà del regista, ridusse al minimo l’uso delle luci elettriche nella sala da ballo, illuminandola con migliaia di candele vere. Naturalmente, il calore dei proiettori contribuiva a squagliarle e di conseguenza, oltre al trambusto iniziale per accenderle, c’era quella di interrompere la lavorazione ogni ora, prendere di nuovo le scale di legno, cambiare dai lampadari le candele, a centinaia, e riaccenderle.
Sempre nella scena del valzer, tutti gli uomini portavano i guanti bianchi. Dato il caldo, i guanti dopo alcune ore si imbrattavano di sudore. Visconti, così, pretese una lavanderia con una cinquantina di donne addette a lavarli. Leggenda vuole che il regista pretendesse addirittura fiori freschi sul set da Sanremo, ogni giorno.
Iconico l’abito da ballo, in organza avorio, indossato dalla splendida Claudia Cardinale; opera del costumista Piero Tosi in collaborazione con la sartoria Tirelli.
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