Ben prima del Leo DiCaprio degli esordi e di Timothée Chalamet, lo svedese Björn Andrésen si faceva ergere a icona teen. Presentato all’ultima edizione del Sundance Film Festival, arriva in sala per soli tre giorni (oggi, domani e il 15 settembre), Il ragazzo più bello del mondo.
Il documentario che ricostruisce la vita tormentata del primo idolo adolescente, diventato una star planetaria negli Anni 70 grazie a Luchino Visconti che lo scelse per il ruolo di Tadzio. Efebica ossessione del professor Gustav von Aschenbach in Morte a Venezia, il film destinato a diventare mito. Serafico e fluido, il giovane attore non resse la fama e il successo che quella pellicola gli regalò, improvvisamente. Decise, così, di sparire dalla circolazione.
1970. Alla ricerca del «ragazzo più bello del mondo», tale da fare innamorare perdutamente l’anziano compositore del suo film, tratto dal romanzo di Thomas Mann, Visconti intraprende un lungo viaggio tra scuole e palestre in giro per il mondo. In Europa, a Stoccolma, scopre Björn Andrésen. Un 15enne in cerca di un lavoretto estivo per pagarsi il motorino. Il grande regista fu colpito dalla sua bellezza “funerea” che ricordava un “angelo della morte”, così come riferiva il costumista Piero Tosi. Lo storico cinematografico Lawrence J. Quirk commentò che alcune immagini di Andrésen «potevano essere prese dalla pellicola e appese nelle sale del Louvre o del Vaticano»
All’epoca dell’uscita del film negli Stati Uniti girarono voci sulla presunta omosessualità di Björn che il giovane attore, però, smentiva seccamente. Ansioso di cancellare i pettegolezzi sul suo orientamento sessuale e di sbarazzarsi di quell’immagine di “bel ragazzo”, Andrésen rifiutò nel corso della sua carriera tutti i ruoli gay che gli venivano puntualmente proposti. Grazie al documentario diretto da Kristina Lindström e Kristian Petri, lo ritroviamo 50 anni dopo a raccontarsi. Oggi, Björn Andrésen vive con la moglie, sposata nel 1983 e dalla quale a una figlia che si chiama Robin. La coppia aveva anche un altro figlio, un maschio, il loro primogenito, che morì a causa della sindrome della morte improvvisa del lattante nel 1986. Nel 2019, è comparso nel folk horror di culto Midsommar di Ari Aster.
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