30 anni e non sentirli. Usciva nei cinema nel 1992, La morte ti fa bella (in originale, Death Becomes Her): la black comedy fantasy di Robert Zemeckis apripista della CGI, per come la conosciamo oggi.
In questo glorioso «Viale del Tramonto in salsa zombi», Meryl Streep e Goldie Hawn sono ex amiche del cuore rivali in amore (nei confronti di un goffo Bruce Willis) che scoprono, grazie alla misteriosa Isabella Rossellini, un elisir di eterna giovinezza. Ma c’è un problema: i loro corpi non possono essere uccisi e poco importa quanto vengano massacrati. Pertanto, Streep si rompe il collo quando viene spinta giù dalle scale e passa il resto del film con la testa girata all’indietro; la Hawn, invece, si prende una fucilata e trascorre il resto delle sue scene con un buco nello stomaco. Ed è qui che è entrato in gioco il team degli effetti visivi, sotto la direzione dell’Industrial Light and Magic.
La morte ti fa bella è stato il primo film che ha utilizzato un software per la pelle umana fotorealistico: non a caso ha vinto il premio Oscar per gli effetti speciali (di Ken Ralston, Doug Chiang, Douglas Smythe e Tom Woodruff Jr.) che, per l’epoca, erano stupefacenti. E buona parte del reparto tecnico ha preso tutto quello che aveva imparato sul set e l’ha trasportato in Jurassic Park.
La produzione, tuttavia, ha avuto un discreto numero di disavventure. Nella scena in cui Helen e Madeline stanno combattendo con le pale, Streep ha accidentalmente sfregiato Goldie Hawn. La Streep ha detestato lavorare a un progetto così concentrato sugli effetti speciali e ha promesso di non partecipare mai più ad un altro film di questo genere. Curiosità: La morte ti fa bella nasce come sesto episodio della serie I racconti della cripta prodotta dallo stesso Zemeckis.