«Vedi Napoli e poi muori», scrisse il celebre poeta tedesco Goethe, dopo un lungo soggiorno nella Città del Sole. «Non ti disunire», ovvero «non perdere la tua essenza, la tua napoletanità», dice il regista Antonio Capuano all’alter-ego di Paolo Sorrentino.
Ho recuperato E’ Stata la Mano di Dio – nono lungometraggio del cineasta partenopeo candidato alla statuetta per il miglior film internazionale – e posso dirvi con tutta onestà che, non solo, è il film più bello del 2021 ma è il migliore di Sorrentino. Il regista magniloquente si spoglia e torna, così, alle origini de L’uomo in più: la pellicola d’esordio girata nel 2001.
Autobiografia semi-immaginaria, E’ Stata la Mano di Dio (Netflix) è la storia di Fabietto Schisa (alter-ego del regista interpretato dall’esordiente Filippo Scotti). Un adolescente degli anni ’80 che adora il padre Saverio (l’attore feticcio Toni Servillo) e la madre Maria (Teresa Saponangelo) nella Napoli che sogna Maradona.
Com’è noto, Paolo Sorrentino nasce nel quartiere del Vomero, a Napoli, e rimane orfano di entrambi i genitori all’età 16 anni, dopo che il padre e la madre muoiono nel sonno, avvelenati dal monossido di carbonio di una stufa. Il futuro genio del cinema contemporaneo si salverà «grazie a Maradona», che era andato a seguire in trasferta. A Venezia, in lacrime col Leone d’argento dirà: «Il giorno del funerale dei miei genitori ci rimasi male, perché il preside della mia scuola mandò soltanto quattro ragazzi e non tutta la classe. Ma questo non ha importanza perché oggi è arrivata tutta la classe, che siete voi».
Mettiamoci l’animo in pace. Sorrentino non riuscirà purtroppo a riportare l’Oscar in Italia otto anni dopo La Grande Bellezza. Il prezzo da pagare per la statuetta dorata fu «disunirsi». Con E’ Stata la Mano di Dio, il regista ritrova se stesso e la poetica sorrentiniana del principio. Oggi, Sorrentino non è più disunito e ci ha regalato un opera intima e di straordinaria bellezza.
La guida completa al capolavoro di Sorrentino:
Le location del film:
Piazza del Plebiscito
La piazza principale di Napoli era ancora aperta alle auto negli anni ’80. È qui che Zia Patrizia, interpretata da Luisa Ranieri, incontra San Gennaro (Enzo Decaro) mentre aspetta un autobus.
Vomero
È qui che è cresciuto il vero Paolo Sorrentino. Il film, infatti, è stato girato proprio nel condominio sulla collina del Vomero (Via San Domenico) dove il regista viveva con la sua famiglia.
Galleria Umberto I
Il luogo in cui Fabietto incontra il regista Antonio Capuano. È anche la scena di un momento teatrale, felliniano.
Masseria Astapiana Villa Giusso
La masseria di villa Giusso Astapiana ai Camaldoli è il set del pittoresco pranzo di famiglia.
Massa Lubrense
Davanti la costa di Massa Lubrense, nelle limpide acque della Cala Crapolla in Costiera Amalfitana, è stata girata l’iconica scena in cui sono tutti seduti in barca, mentre la zia Patrizia, distesa a prua, prende il sole completamente nuda. Nei pressi di Punta Campanella e dell’isolotto Isca, invece, la famiglia ferma il gozzo per fare il bagno prima di sbarcare al porto di Cetara.
Stadio San Paolo ora Stadio Maradona, Fuorigrotta
Presenza-assenza del film è Diego Armando Maradona cui è stato dedicato il tempio del calcio, dopo la sua morte nel 2020.
Capri
Dove Armando e Fabietto si ritrovano in notturna nella piazzetta vuota.
Roccaraso
Nel 1987, proprio a Roccaraso in Abruzzo morirono entrambi i genitori del regista a causa delle esalazioni di una stufetta nella casa dove si trovavano in vacanza.
Stromboli
Fabietto e suo fratello Marchino (interpretato da Marlon Joubert) scappano all’isola Eoliana di Stromboli. Stromboli, sede del vulcano ancora attivo Monte Stromboli, è raggiungibile in traghetto da Napoli.
La Piscina Mirabilis
Qui si svolge una scena fondamentale tra Fabietto e il regista Antonio Capuano. La Piscina mirabilis è un monumento archeologico romano sito nel comune di Bacoli, nell’area dei Campi Flegrei, ed è inclusa nella città metropolitana di Napoli. Costruita in età augustea a Miseno, sul lato nord-ovest del Golfo di Napoli, originariamente era una cisterna di acqua potabile.

Formia
Nella scena finale, Fabietto decide di inseguire il suo sogno e parte per Roma. Il treno fa sosta nella stazione dei treni di Formia.
I personaggi e citazioni del film:
San Gennaro e O’ Munaciello
San Gennaro è il patrono di Napoli, e “o’munaciello” deriva da una figura leggendaria tipica del folcrore napoletano. Vuol dire letteralmente piccolo monaco. Può essere uno spirito tanto benefico quanto dispettoso. Spesso rappresentato come un ragazzino deforme o una persona di bassa statura.
Maradona
Chi conosce il calcio (e non solo) conosce il nome di Diego Armando Maradona e la sua importanza divina e salvifica per la città di Napoli. Il titolo del film – È Stata La Mano di Dio – fa riferimento al controverso goal di mano, segnato da Maradona per l’Argentina nei quarti di finale del Mondiale 1986 ai danni dell’Inghilterra. Il soprannome della rete venne data grazie allo stesso Maradona che, per giustificarsi, diede la responsabilità del gol alla Mano de Dios. Maradona ha effettivamente cercato di citare in giudizio Sorrentino e Netflix quando è iniziata la produzione del film (come se l’ex star del calcio avesse una licenza per i miracoli). Il dio del calcio è morto nel novembre 2020 e un giudice ha respinto il caso della “mano di dio”.
La vhs del classico di Sergio Leone che Fabietto non riuscirà mai a vedere per intero. «Ho scoperto C’era una volta in America quando avevo circa 20 anni, più avanti di Fabietto nel film. Per me, è un film che è un sogno ed è un film che mi ha fatto sognare di diventare regista, come è stato per molti altri. Mi è piaciuta anche l’idea della videocassetta sul televisore, perché mi ricorda l’epoca in cui il modo più diffuso per vedere i film era noleggiare le cassette VHS — e in Italia tutti vivevano nel terrore di non restituire per tempo il titolo preso in prestito.»
Fellini
Si sa, Sorrentino è un grande ammiratore di Federico Fellini e tanti sono gli omaggi al regista, anche solo nella sua estetica, che si vedono nei suoi ultimi film. È Stata La Mano di Dio è il suo Amarcord (il film semiautobiografico del Maestro riminese). Fellini negli anni dell’adolescenza di Sorrentino venne a Napoli a cercare delle comparse per un suo film, facendo dei provini. L’episodio, dunque, è accaduto realmente: «Mio fratello si presentò proprio a uno di questi casting».
Antonio Capuano
Ciro Capano interpreta il regista napoletano Antonio Capuano, mentore dell’adolescente Fabietto. Paolo Sorrentino, in realtà, incontrerà il Capuano all’età di 28 anni.
«Non ti disunire»
Poco prima del finale, sul suggestivo sfondo della Piscina mirabilis, il protagonista Fabietto (alter ego di Sorrentino) intrattiene un concitato dialogo con Capuano che dispensa al ragazzo il proprio consiglio come un mantra: Non ti disunire. Significa non perdere te stesso. Rimani radicato alle tue origini, a Napoli, il luogo in cui riconosci l’ultima parte dell’essenza rimasta, in cui restano i tuoi ricordi. Andare a Roma, invece, avrebbe cancellato quanto di poco rimasto delle radici di Fabietto/Sorrentino che, allora, scelse di «disunirsi» e di fuggire nella Capitale per non affrontare il dolore della perdita dei suoi genitori. In merito alla frase cult del film, il regista Antonio Capuano afferma che si tratta di un gergo calcistico.
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