- “Space Oddity” a Hits a Go Go (1969): ricci afro alla Marc Bolan, Bowie si esibisce nello show della tv svizzera condotto da Graham Bonney, ex teen-idol famoso per la hit Super Girl.
- “Starman” a Top of the Pops (1972): Bowie si fa Ziggy Stardust e presenta al mondo gli Spiders from Mars col provocatorio braccio sulla spalla del chitarrista Mick Ronson.
- Molto prima di Alexander McQueen e un po’ prima di Kansai Yamamoto, c’era un altro stilista nella vita di Bowie, Freddie Burretti che creò la jumpsuit trapuntata da alieno bisex comprando la stoffa da Liberty of London e ispirandosi ai Drughi di Arancia Meccanica. Invece del cotone bianco della tuta utilitaria di Alex DeLarge e co., Burretti voleva materiali esotici e colorati. Attinse, così, dalle stoffe finto-deco trafugate da un mercatino cipriota.
- “Golden Years” Soul Train (1975): Thin White Duke porta il ‘plastic soul’ nella mecca degli afro.
- Per calmarsi i nervi, Bowie si scolò un paio di drink dietro le quinte, prima di impossessarsi del palco e sfoderare un playback non, proprio, sincronizzato ma un sacco cool.
- “The Man Who Sold the World”al Saturday Night Live (1979): si reinventa star avant-garde e, accompagnato dagli artisti del cabaret Klaus Nomi e Joey Arias, s’infila nell’abito rigido e oversize creato in collaborazione con Mark Ravitz.
- Il «vestitone» gli era stato ispirato dal cabarettista edoardiano Hugo Ball che al Cabaret Voltaire di Zurigo si faceva portare in scena infilato in un tubo. Mescolò quest’idea a un indumento (opera di Sonia Delaunay) indossato dal poeta e performer Tristan Tzara, nelle produzioni dei suoi spettacoli dadaisti e, in particolare, Le Cœur à gaz (The Gas Heart) del 1923.
- “Heroes” a Top of the Pops (1977) per la celebre performance dal vivo, Bowie aveva incluso Tony Visconti al basso al posto di George Murray.