A un decennio dall’uscita nelle sale, Gravity di Alfonso Cuarón torna in tv (questa sera alle 21.10 su Rai Movie). Vincitore di 7 premi Oscar (tra cui miglior regia, fotografia ed effetti speciali), la pellicola omaggia un classico della fantascienza come Abbandonati nello spazio (1969), raccontando la storia di Sandra Bullock e George Clooney, due astronauti «lost in space» durante una missione. Al di là dei prodigi visivi, Gravity è anche un percorso emotivo, coerente con la poetica del regista messicano, incentrata sulla rinascita fisica e spirituale. Gli effetti speciali sono supervisionati da Tim Webber, il quale ha dichiarato che l’80% del film è composto da computer grafica.
Elemento essenziale per le scene della camminata tra le stelle, era un cubo di tre metri e mezzo abbastanza grande per un solo attore. La Bullock ha girato le sue scene all’interno di questa gigantesca “scatola luminosa”, con pareti interne dotate di 1,8 milioni di LED controllati individualmente. Circa il 60 percento di Gravity è stato girato nel lightbox nato da un’idea del gigantesco direttore della fotografia, tre volte Oscar, Emmanuel Lubezki (Birdman e Revenant), che ha avuto questa «illuminazione» durante un concerto di Peter Gabriel. La struttura è stata soprannominata “La gabbia di Sandy”.
Il lightbox è stato nominato una delle migliori invenzioni del 2013 dalla rivista Time che lo ha suggerito come una svolta nella tecnologia di entertainment paragonabile alla tecnologia di motion capture di Avatar (2009), al software per scene di battaglia de Il Signore degli Anelli (2001-2003) e all’effetto “bullet time ” di The Matrix (1999 ).