Perché Monster: The Ed Gein Story ricrea le riprese di Non aprite quella porta?

Non si può semplicemente raccontare Non aprite quella porta. È uno di quei film che bisogna vedere per comprenderne davvero la potenza. Immagini statiche o semplici riassunti non riescono a catturare la violenza ruvida, l’orrore “low-fi” e le immagini scioccanti di questo horror iconico. L’incubo di Tobe Hooper del 1974 segue Sally Hardesty (interpretata da Marilyn Burns) e i suoi sfortunati amici mentre attraversano la campagna texana. Dopo aver dato un passaggio a un autostoppista inquietante (Edwin Neal), attirano l’attenzione di una pericolosa famiglia di cannibali assassini. Con il mattatoio locale chiuso e il lavoro scarso, l’autostoppista e la sua famiglia sbarcano il lunario uccidendo sfortunati viaggiatori e vendendo la loro carne come barbecue. Ambientato durante la Guerra del Vietnam e la crisi petrolifera del 1973, il film è una sottile ma feroce critica al consumismo americano.

Nonostante le sue radici negli anni ’70, The Texas Chain Saw Massacre trae origine da un fatto avvenuto due decenni prima: la scioccante storia di Ed Gein. Il contadino del Wisconsin fu arrestato nel 1957 dopo che il corpo di Bernice Worden, proprietaria di un negozio di ferramenta, venne trovato mutilato e appeso nel suo fienile. Le indagini rivelarono una casa degli orrori piena di resti umani conservati: una cintura fatta di capezzoli, una scatola di vulve essiccate e persino nove maschere ricavate da volti umani, una delle quali appartenente alla scomparsa Mary Hogan.

Gein divenne un vero e proprio spauracchio nazionale, finendo persino sulla copertina di Life Magazine. Le immagini della sua casa macabra fecero il giro del Paese e nacquero le cosiddette “Geiners”, barzellette morbose ispirate ai suoi crimini. Diagnosticato schizofrenico, Gein fornì testimonianze vaghe e confuse, lasciando al pubblico il compito di riempire i dettagli più orribili con la propria immaginazione. La storia arrivò fino a un giovane Tobe Hooper, tramite uno zio che viveva in Wisconsin all’epoca dell’arresto. Affascinato, Hooper si ispirò a lui per creare Leatherface (Gunnar Hansen). Come “il macellaio di Plainfield”, Leatherface è un uomo isolato e instabile che indossa maschere fatte con i volti delle sue vittime. Entrambi trattano i corpi femminili come carcasse animali e vivono in fattorie fatiscenti arredate con resti umani.

Oltre al film di Hooper, la storia di Gein ha ispirato altri pilastri del genere horror. Psycho di Alfred Hitchcock e Il silenzio degli innocenti di Jonathan Demme devono entrambi parte della loro trama alle atrocità di Gein. La terza stagione della serie Netflix di Ryan Murphy, Monster, tenta di intrecciare questa eredità con una ricostruzione visionaria della vita del killer del Wisconsin. I co-creatori Ian Brennan e Max Winkler raccontano la storia personale di Gein insieme alla nascita di questi film iconici, alternando ricreazioni cinematografiche e momenti dietro le quinte dei rispettivi registi.

Nel terzo episodio, Monster: The Ed Gein Story, vediamo la polizia interrogare Ed (Charlie Hunnam) per la scomparsa di Mary Hogan (Rondi Reed). La scena si apre con Gein intento a pulire casa indossando un vestito della madre e una maschera fatta con la pelle del volto di Mary — un’introduzione perfetta a un episodio che ci condurrà sul set del film di Hooper. Cercando di abbracciare il suo “istinto paterno”, Ed accetta un lavoro come babysitter, ma finisce per terrorizzare due bambini. Licenziato, inizia poi a perseguitare e rapire Evelyn Hartley (Addison Rae), una giovane donna che prende il suo posto. Sebbene nella realtà Gein non sia mai stato collegato alla scomparsa di Hartley, Brennan e Winkler la usano per intrecciare la scena più disturbante del film di Hooper.

Durante una scena carica di grottesca ironia, Ed mette la testa di Evelyn sopra un secchio mentre cerca di far impugnare un martello al cadavere della madre per colpirla. All’improvviso, la scena si trasforma: il martello non cade sul pavimento del laboratorio di Ed, ma su quello di una disgustosa sala da pranzo texana. Il montaggio alterna l’uccisione di Evelyn a una delle sequenze più celebri di Hooper, con Sally Hardesty (Sabrina Haskett) che urla mentre Leatherface (Brock Powell) e la sua famiglia ridono istericamente. Qualcuno grida “Stop!”, e la troupe entra in scena: si scopre che stavamo assistendo a una ripresa del film. Parte When I Die, Just Let Me Go to Texas di Ed Bruce, mentre l’incubo del Wisconsin si fonde con quello texano.

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