Profondo Rosso, il capolavoro di Dario Argento,festeggia il suo 50° anniversario, un traguardo che ne conferma la statura leggendaria nella storia del cinema horror. Il film è uno dei vertici assoluti del giallo all’italiana, un genere che ha conquistato il mondo con il suo mix esplosivo di suspense, mistero e violenza estetica. La trama segue Marcus Daly (interpretato da David Hemmings), un pianista inglese che, testimone di un brutale omicidio, si ritrova invischiato in un’intricata indagine che lo porterà faccia a faccia con orrori inimmaginabili. Ciò che rende Profondo Rosso veramente indimenticabile è la sua regia, inconfondibile, tagliente come un coltello. Le inquadrature mozzafiato, il montaggio serrato, la frenesia visiva e sonora sono il cuore pulsante di un film che non lascia mai scampo allo spettatore. E poi c’è la colonna sonora iconica dei Goblin, un incubo musicale che amplifica l’angoscia e l’adrenalina, facendoci sentire il battito del terrore. In questo mezzo secolo, Profondo Rosso ha lasciato un’impronta indelebile, ispirando generazioni di cineasti e appassionati del brivido.
Profondo Rosso in 12 geniali retroscena
- Il film avrebbe dovuto intitolarsi La tigre dai denti a sciabola, in linea con la tradizione dei titoli evocativi e suggestivi che caratterizzano la filmografia di Argento. Questi epiteti, come nel caso de L’uccello dalle piume di cristallo, Il gatto a nove code e 4 mosche di velluto grigio, riflettono la passione del regista per simboli e immagini forti, che richiamano il mistero e l’inquietudine, caratteristiche distintive dei suoi thriller. Tuttavia, alla fine fu scelto Profondo Rosso, un titolo che, pur non seguendo la stessa convenzione, si è rivelato altrettanto memorabile e rappresentativo dell’atmosfera cupa e sanguinaria del film.
- La scelta di Clara Calamai per il ruolo della killer psicopatica non è affatto casuale. Dario Argento voleva infatti un’attrice che rappresentasse una “diva dimenticata”, simile alla figura di Gloria Swanson in Viale del tramonto. Calamai, nota per il suo passato nel cinema italiano degli anni ’40 e ’50, incarnava perfettamente questa idea: un volto del passato che, pur avendo raggiunto la fama, era ormai caduto nell’oblio.
- La Villa del bambino urlante nel film è in realtà Villa Scott, situata in corso Giovanni Lanza 57 a Torino. All’epoca delle riprese, la villa apparteneva all’ordine delle Suore della Redenzione, che l’avevano trasformata in un collegio femminile, chiamato Villa Fatima. Per girare le scene, la produzione organizzò una villeggiatura a Rimini per le suore e le ragazze ospiti del collegio, coprendo i loro costi. Costruita nel 1909 in stile Liberty, la villa fu ceduta a privati all’inizio degli anni 2000, che ne curarono un accurato restauro.
- Le mani guantate dell’assassino che compaiono in Profondo Rosso appartengono in realtà a Dario Argento stesso, che le utilizzò appositamente per depistare lo spettatore, creando un ulteriore strato di mistero e confusione sulla vera identità del killer.
- Il mangianastri con il quale l’assassino riproduce la tormentosa nenia infantile è un «Memocord K70» del 1965.
- La raccapricciante filastrocca s’intitola Lullaby ed è stata composta dal pianista jazz, Giorgio Gaslini.
- Il brutale omicidio sulla vasca di acqua bollente verrà ripreso in Halloween II (1981).
- Il terrificante bambolotto meccanico è opera dal mago effettista, Carlo Rambaldi, fresco della collaborazione con Mario Bava in Reazione a Catena (1971).
- La sequenza del congresso di parapsicologia è stata girata al Teatro Carignano di Torino riutilizzato dal regista, 25 anni dopo, per alcune scene di Non ho sonno.
- Il ruolo dell’amante trans di Carlo, Massimo Ricci, è in realtà interpretato da un’attrice: Geraldine Hooper.
- Gli agghiaccanti ritratti spettrali, nell’appartamento di Helga Ulmann, sono opera dell’artista torinese Enrico Colombotto Rosso.
- Se osservato con attenzione, nel momento in cui Marcus attraversa il corridoio dell’appartamento della sensitiva, la figura di Clara Calamai appare riflessa nello specchio già dopo pochi minuti di film. A prima vista, sembra essere solo un quadro, ma in realtà è una sottile e geniale illusione creata da Argento.





















