Il 31 luglio, corre 110 anni dalla nascita di Mario Bava: il maestro del cinema horror italiano venuto alla luce nella città di Sanremo nel 1914. Artigiano della Settima Arte, ha influenzato i più grandi dopo di lui: Argento, Lynch, Burton (solo per citarne alcuni).

La maschera del demonio fu capostipite del genere gotico, con La ragazza che sapeva troppo inventò il giallo all’italiana, Cani arrabbiati (nella foto) è stato l’antesignano del cinema pulp e ispirò il lavoro di Quentin Tarantino, Terrore nello spazio influenzò Ridley Scott per la realizzazione di Alien, mentre Reazione a catena e Sei donne per l’assassino sono i precursori degli slasher movie. Bava divenne celebre anche per la creazione di effetti speciali rudimentali in un’epoca in cui la CGI ancora non esisteva. Il figlio Lamberto è il regista della saga fantasy di Fantaghirò.

Boris Karloff, a cavallo delle tenebre, mostra I tre volti della paura (1963) nell’apripista del metacinema.
Il titolo originale di questo film a episodi (Black Sabbath) ispirò l’omonima band heavy metal.

Daliah Lavi si lascia torturare dal sadico amante-carceriere Christopher Lee ne La frusta e il corpo (1963)

In Sei donne per l’assassino (1964) il femminicida d’atelier inaugurò sullo schermo il killer col volto coperto.
Si tratta del primo slasher della storia.

La sconvolgente verità sulla spettrale ragazzina dai lunghi capelli biondi (che gioca con le bambole senza scalpo) in Operazione Paura (1966) è che fosse un bambino con parrucca: si trattava di Valerio Valeri, figlio del portinaio del palazzo dove risiedeva Mario Bava.

Lo psicopatico seriale che squarta fanciulle in odore di nozze ne Il rosso segno della follia (1970)

L’amplesso impalato fra lenzuola imbrattate di sangue in Reazione a catena (1971).
È il caposaldo del filone slasher; la scena del massacro dei due amanti che copulano verrà riproposta in Venerdì 13: l’assassino ti siede accanto.

In Lisa e il diavolo (1973) il mefistofelico Telly Savalas succhia il lecca-lecca come palliativo per il fumo. Questa particolarità piacque così all’attore che l’adottò, in seguito, per il personaggio del tenente Kojak.













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