Perchè, Oppenheimer non vincerà l’Oscar al miglior film (e come mai Nolan non è l’erede di Kubrick)

La febbre da Oscar 2024 (in Italia nella notte tra domenica 10 e lunedì 11 marzo) culminerà nell’annuncio del vincitore della categoria più pesante, quella di miglior film. Ricordiamo, la magica decina di finalisti: American Fiction, Anatomia di una caduta, Barbie, The Holdovers, Killers of the Flower Moon, Maestro, Oppenheimer, Past Lives, Povere creature! e La zona d’interesse. Dall’alto delle sue 13 candidature, Oppenheimer di Christopher Nolan è il film da battere. I Bookmakers danno, già, la statuetta in tasca al padre della bomba atomica. Nessuno dei 12 film di Nolan ha mai fruttato un Oscar al regista britannico. «Oppie» potrebbe rompere questa infelice tradizione con la vittoria sia per il miglior regista che per il miglior film, ponendo fine alla serie di sconfitte iniziata nel 2002 con una nomination per la migliore sceneggiatura originale per Memento.

Il fattore Parasite

Tuttavia, dopo il trionfo clamoroso del coreano Parasite nel 2020 (su una rosa di film a stelle e strisce), il francese  Anatomia di una caduta e l’inglese La zona di interesse potrebbero dar filo da torcere a Oppenheimer. Tantopiù, che quest’anno la possibilità che un film non-americano vinca è raddoppiata.

Il frontrunner non vince (quasi) mai l’Oscar al miglior film

Va precisato, inoltre, che nella storia recente degli Academy non sempre i film con maggiori candidature sono quelli che si portano a casa i premi principali. Basti pensare a La La Land che nel 2017 raccolse 14 nomination record ma finì per vincere solo 6 Oscar, vedendosi soffiare quello più importante da Moonlight. L’ultimo film che ha fatto incetta di statuette è stato Il Signore degli Anelli – Il Ritorno del Re, ben, dieci anni fa. Il kolossal di Peter Jackson fece man bassa di premi con 11 Oscar su 11 nomination.

Oppenheimer non è all’altezza dei suoi principali avversari

Mettendo da parte le grandiose prove attoriali del cast principale, Oppenheimer è un film inferiore rispetto a Killers of the Flower Moon, Povere creature!, La zona d’interesse e Anatomia di una caduta. Il biopic di Nolan, prodotto dalla Universal, è inutilmente non lineare mentre si sposta dal colore al bianconero e rimbalza attraverso la vita del fisico. Se dovessi suddividere Oppenheimer in tre parti distinte, ognuna delle tre – Los Alamos, l’indagine sul nulla osta di sicurezza garantiva e le udienze del Congresso – sembrerebbero un capitolo in una miniserie. E ogni trama pare realizzata da un regista diverso con idee e intenzioni differenti. Il dramma storico di tre ore di Nolan è focalizzato direttamente sul pubblico adulto, per lo più uomini, nostalgici della guerra fredda e del maccartismo. Troppo tempo sullo schermo è dedicato alle relazioni romantiche e sessuali di Oppenheimer, in cui le donne sono ritratte come irragionevoli e malate di mente. Anche le poche nel cast che non sono gli interessi amorosi del protagonista – in particolare, le donne del team di Los Alamos – hanno poco da dire. In conclusione, Oppenheimer è un film troppo freddo e troppo distante.

Perché Nolan non è l’erede di Kubrick

Sfatiamo il mito. Per anni i critici hanno giocato sul parallelismo tra Christopher Nolan e Stanley Kubrick. Un paragone di cui anche Warner Bros ha beneficiato in passato. Gli elementi che accomunano Nolan e l’iconico regista di 2001: Odissea nello Spazio sono certamente il commercial appeal e l’esplorazione di temi complessi. Ma Christopher Nolan non è l’erede di Stanley Kubrick, fondamentalmente, perché il suo cinema manca di «profondità filosofica» e di analisi critica.

Leggi anche: