Mentre Tarantino porta sul grande schermo l’omicidio Sharon Tate, nel cinquantenario dalla morte della moglie di Roman Polanski, arriva nelle sale italiane – il prossimo 21 novembre – J’accuse (l’ufficiale e la spia): l’Affaire Dreyfus secondo il regista polacco.

Il film ha vinto il Gran premio della giuria al 76° Festival del cinema di Venezia, dopo una presentazione funestata da polemiche a causa della vicenda giudiziaria ancora aperta dell’86enne regista, su cui pende un mandato di cattura dopo la condanna per l’abuso di una tredicenne commesso nel 1977. La pellicola segna il ritorno di Polanski su un fatto storico, diciassette anni dopo Il Pianista. Il regista firma la sceneggiatura insieme a Richard Harris, autore del romanzo omonimo.

J’accuse tratta uno dei più clamorosi errori giudiziari della storia, quello che ha coinvolto l’ufficiale Alfred Dreyfus, accusato di essere una spia tedesca all’interno dell’esercito francese solo perché era ebreo. Il cinema se ne era già occupato in passato. Sia con Emilio Zola di William Dieterle nel 1937 e, successivamente, con L’affare Dreyfus di José Ferrer del 1957. La pellicola è interpretata da Jean Dujardin, Louis Garrell ed Emmanuelle Seigner (musa e moglie di Polanski).

Celebriamo il versatile regista francese di origini ebraiche polacco-russe con tutti e 22 i suoi film (dal peggiore al migliore). Da Pirati in coda alla classifica a Carnage al 15 esimo posto, da Per favore, non mordermi sul collo! con Sharon Tate al numero 11 a Tess in top 10, dal film «maledetto» Macbeth in ottava posizione a Il coltello nell’acqua opera prima del regista che occupa la sesta posizione, dall’ultimo J’accuse nella cinquina fino al noir Chinatown che si disputa il podio con l’horror Rosemary’s Baby.