90 anni fa, Peter Lorre si macchiava di orrendi crimini infanti nel capolavoro dell’espressionismo tedesco diretto da Fritz Lang e ispirato a un agghiacciante fatto di cronaca. Da egli stesso considerata la sua “magnum opera”, M-il mostro di Dusseldorf (ambientata a Berlino ma con titolo italiano riferito a un caso di nera avvenuto nel 1925) fu la prima pellicola parlata del regista di Metropolis. Celebriamo l’antesignano dei film sui serial killer svelandovi 20 curiosità…
- Il titolo “M” è l’abbreviazione di Mörder, la parola tedesca che significa Assassino.
- Per il soggetto del film, Fritz Lang e sua moglie Thea von Harbou, con la quale firma la sceneggiatura, trassero spunto da un fatto di cronaca nera letto su un quotidiano.
- Grazie a thriller di culto come Il dottor Mabuse (1922), Lang si era fatto amici influenti nella polizia berlinese ed è stato in grado di sfruttare i suoi contatti, in particolare con la omicidi, per prepararsi in modo rigoroso al film.
- Per girarlo, Lang e sua moglie compirono ricerche agli archivi della polizia di Dusseldorf studiando con minuzia i reati. Successivamente, visitarono scene del crimine, incontrarono in prigione diversi assassini e maniaci e parlarono con gli investigatori di Scotland Yard a Londra.
- Il regista ha trascorso, anche, otto giorni facendo ricerca sul campo presso un istituto mentale.
- Tra i criminali incontrati durante i colloqui in prigione, il Vampiro di Dusseldorf, al secolo Peter Kurten, cui s’ispira il film. Responsabile di nove delitti tra il 13 febbraio 1913 e il 7 novembre 1929, il serial killer tedesco aveva ucciso uomini, donne, bambini per poi berne il sangue. Si era fatto denunciare dalla moglie (in modo che incassasse la taglia messa sulla sua testa) e fu condannato alla ghigliottina. Alla domanda sull’ultimo desiderio, Kürten espresse al boia: “Mi potrebbe dire se, dopo che la mia testa è stata tagliata, sarò ancora capace di sentire, almeno per un brevissimo attimo, il suono del mio sangue che sgorga dal ceppo del mio collo?” e dopo un attimo di pausa aggiunse: “ciò sarebbe per me il piacere di tutti i piaceri”.
- Prima di diventare l’uomo più odiato del grande schermo, nel ruolo dell’infanticida Hans Beckert, Peter Lorre era noto come attore comico.
- Il film fu sequestrato dal Partito Nazista nel 1934, che sale al potere un anno prima e questo rende M Il Mostro di Dusseldorf irreperibile fino al 1947, restaurato dallo stesso Lang.
- A differenza di Hitler, Joseph Goebbels adorava il film, definendolo: “fantastico, privo di falsi sentimenti umanitari”.
- Fu girato in appena 6 settimane, da gennaio a marzo 1931.
- Le scene di massa furono girate in un hangar per dirigibili allora inutilizzato, presso l’aeroporto di Berlino-Staaken.
- Al suo primo film parlato, il regista utilizza magistralmente la tecnica del sonoro come “contrappunto e complemento all’immagine”: una parola o una frase possono introdurre nuove scene, oppure anticipare allo spettatore il corso degli eventi. Ad esempio, la scoperta dell’identità del mostro è legata al motivetto che questo fischietta sempre.
- La melodia che fischietta il ripugnante Hans Beckert è “Nell’antro del re della montagna” (il tema del IV movimento della suite Peer Gynt op. 46 di Edvard Grieg).
- Peter Lorre non sapeva fischiare, fu Fritz Lang a zufolare il motivetto.
- Epici i maltrattamenti che Lang riservò al protagonista Peter Lorre, come quello di scaraventarlo giù dalle scale della cantina, più volte. Quando, 23 anni dopo, il regista propose all’attore di lavorare ancora con lui ne La Bestia Umana, questi rifiutò seccamente.
- Entrambi ebrei, Peter Lorre e Fritz Lang fuggirono alla Germania nazista: il primo poco dopo l’uscita del film e il regista due anni più tardi.
- Fritz Lang affermò di aver ingaggiato veri criminali per la scena finale del film. Secondo il biografo Paul Jensen, 24 membri del cast furono arrestati durante le riprese.
- Contrariamente alla credenza popolare, Fritz Lang non ha cambiato il titolo da “Gli assassini sono tra noi” a “M” per il timore di persecuzioni naziste. Lo sostituì durante le riprese, influenzato dalla scena in cui uno dei criminali scrive la lettera sulla sua mano.
- Il film segna l’ultima collaborazione tra Fritz Lang e Thea von Harbou: Lang concluse il rapporto personale e professionale con la donna a metà produzione de Il testamento del dottor Mabuse (1933). Nel 1920, Lang e Harbou scrissero la prima sceneggiatura insieme: Das indische Grabmal (la cui traduzione in italiano è Misteri d’India). Nel 1922, la sposò avviando un fruttuoso sodalizio professionale che culminò in Metropolis. Nel 1932, un anno prima che Adolf Hitler salisse al potere, Thea von Harbou entrò a far parte del Partito Nazional Socialista contribuendo alla separazione da Fritz Lang, che non condivideva le idee del partito. La coppia divorziò nel 1933 e Lang lasciò la Germania per stabilirsi a Parigi l’anno dopo, quando il suo ultimo film, Il testamento del dottor Mabuse, fu dichiarato illegale dai nazisti perché critico nei confronti della loro ideologia.
- Oggi, a 40 anni dalla morte di Fritz Lang, un film girato dal tedesco Gordian Maugg (insieme al giornalista Alexander Hausser e al criminologo Ernst Gennat) ripercorre gli anni berlinesi del cineasta azzardando l’ipotesi-shock che questi fosse un serial killer e che vivesse all’ombra dell’alter ego, Hans Beckert.
Ottimo post 😊
grazie grazie!
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