Su strisce di celluloide lunghe appena 17 metri e larghe 35 millimetri, i fratelli Lumière accesero una scintilla destinata a diventare il cinema. Tutti ricordano la locomotiva che entra in stazione e gli operai che escono dalle fabbriche, immagini ormai iconiche, ma la reale portata del loro lavoro va ben oltre questi fotogrammi diventati leggendari. I Lumière non inventarono soltanto una macchina rivoluzionaria: costruirono un intero modo nuovo di guardare il mondo, realizzando centinaia di film che sperimentavano un linguaggio ancora tutto da inventare, viaggiando dalla fabbrica di famiglia a Lione fino all’Europa, all’America e all’Asia orientale.
Auguste e Louis Lumière erano fotografi, artigiani dell’immagine, quando rimasero colpiti da una dimostrazione del Kinetoscopio di Thomas Edison, una macchina che permetteva di osservare immagini in movimento attraverso un oculare, uno spettatore alla volta. Era una meraviglia tecnica, ma anche un limite evidente: niente pubblico, niente condivisione, e riprese confinate in studio a causa dell’ingombrante Kinetograph. I Lumière pensarono più in grande. Nel febbraio del 1895 brevettarono il Cinématographe, elegante, leggero, portatile: una sola macchina capace di riprendere e proiettare immagini in movimento. Dopo una prima presentazione privata, fu la sua apparizione pubblica a cambiare la storia.
Il 28 dicembre 1895, al Grand Café sul Boulevard des Capucines di Parigi, i Lumière mostrarono il Cinématographe e nove brevi film a un pubblico pagante. Nasceva ufficialmente il cinema. La leggenda racconta che alcuni spettatori, vedendo un treno avanzare verso di loro sullo schermo, fuggirono in preda al panico. Vero o no, poco importa. Quel che conta è che L’Arrivée d’un Train en Gare de La Ciotat non fu il primo film della storia, né il primo proiettato. La vera “prima volta” fu molto più semplice e, proprio per questo, straordinaria: La sortie de l’Usine Lumière à Lyon: l’uscita degli operai, per la maggior parte donne, dalla fabbrica. Nessun trucco, nessuna messa in scena, solo la vita che si muove davanti alla macchina da presa.
Da quel momento i Lumière non si fermarono più. Tra il 1895 e il 1905 realizzarono oltre 1.400 film, portando il Cinématographe in giro per il mondo. Un’impresa colossale, soprattutto se si considera che solo 18 di questi lavori sono andati perduti. Ogni cortometraggio era un laboratorio, un tentativo di scoprire cosa potesse essere davvero il cinema. Il flusso caotico degli operai in uscita dalla fabbrica, il ritratto intimo e “vivente” di Repas du Bébé, la profondità di campo sperimentata nel celebre film del treno.
Con Arroseur et Arrosé nasce persino il racconto cinematografico: una gag semplice, un tubo da giardino, due attori. E in Démolition d’un Mur, il piacere visivo di un muro che crolla diventa magia quando, proiettando la pellicola al contrario, i mattoni tornano miracolosamente al loro posto. Senza saperlo, i Lumière avevano appena aperto la strada agli effetti speciali.
Il cinema, in fondo, era già tutto lì: osservazione del reale, stupore, invenzione. E un pubblico pronto a lasciarsi sorprendere.









