Del Toro reinventa Frankenstein e il risultato si sposa alla perfezione con un altro film horror

Il Frankenstein di Guillermo del Toro introduce una profonda dimensione romantica e tragica, intrecciando amore e mostruosità in una storia gotica di desiderio e dolore. Questa visione richiama la reinterpretazione di Nosferatu di Robert Eggers (2024): due horror visivamente potenti, segnati da violenza e passione, che esplorano la fragilità umana attraverso amori impossibili e sensualità proibita. Entrambi trasformano il classico orrore in una riflessione moderna sull’amore, la colpa e la condanna della società verso i “mostri”.

Frankenstein e Nosferatu usano l’horror classico per esplorare la frustrazione sessuale e l’amore negato

Sia Frankenstein di Guillermo del Toro che Nosferatu di Robert Eggers reinterpretano figure iconiche dell’horror per esplorare il lato romantico, erotico e tragico dell’oscurità. Entrambi i film trasformano il mostro in simbolo di desiderio proibito, mettendo in scena amori impossibili che sfidano le convenzioni sociali e si concludono inevitabilmente nella tragedia.

In Frankenstein, Elizabeth instaura un legame profondo e silenzioso con la Creatura, un sentimento puro e disperato che la oppone a Victor e alla sua ossessione per il controllo e la morte. Quando Victor uccide accidentalmente Elizabeth, la Creatura la piange, condannata a un’eterna solitudine: il vero orrore non è la mostruosità, ma l’impossibilità dell’amore.

Allo stesso modo, in Nosferatu, Ellen è intrappolata tra il marito Hutter e il vampiro Orlok, entrambi rappresentazioni del possesso maschile. Pur temendo Orlok, Ellen è attratta da lui con intensità irresistibile, e nel sacrificarsi per fermarlo diventa insieme eroina e vittima del proprio desiderio.

Del Toro ed Eggers firmano così due romanzi gotici moderni, che usano l’horror per riflettere sulla sessualità repressa, la condanna sociale e la fragilità dell’amore umano, restituendo ai “mostri” la loro più autentica e struggente umanità.

Frankenstein e Nosferatu sovvertono l’archetipo maschile dell’eroe hollywoodiano

Frankenstein di Guillermo del Toro e Nosferatu di Robert Eggers sovvertono le convenzioni dell’horror classico ridimensionando i protagonisti maschili e ribaltando il ruolo del “mostro”. Oscar Isaac e Nicholas Hoult incarnano uomini fragili, dominati da paura, desiderio e egoismo. In Frankenstein, Victor è ossessionato dal controllo sulla vita e sull’amore di Elizabeth, fino a diventare il vero antagonista della propria storia. In Nosferatu, Thomas Hutter appare pavido e debole, incapace di comprendere il legame che unisce Ellen al vampiro Orlok, espressione oscura ma autentica del desiderio. Entrambe le donne sono punite per aver amato chi la società considera “sbagliato”. I film si trasformano così in tragedie romantiche e morali, che denunciano l’ipocrisia del perbenismo e ribaltano la prospettiva sull’orrore: i veri mostri non sono le creature, ma gli uomini che negano la libertà e l’amore.

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