Il caminetto di Jeremy Allen White scricchiola sotto il peso dei premi. Negli ultimi tre anni, il tormentato chef di The Bear ha collezionato di tutto: tre SAG Awards, tre Golden Globes, due Emmy e due Critics’ Choice Awards. Ma attenzione: con la nuova stagione dei premi alle porte, potrebbe presto servire un po’ di spazio in più. Sta per arrivare al cinema con Springsteen: liberami dal nulla, dove veste i panni — e la voce — di The Boss in persona.
Dietro la macchina da presa c’è Scott Cooper (Crazy Heart), e no, non aspettatevi il solito biopic musicale dall’infanzia al trionfo. Il film si ispira al libro Deliver Me from Nowhere: The Making of Bruce Springsteen’s Nebraska di Warren Zanes, e racconta un momento chiave nella vita del cantautore americano. Dopo il boom di The River nel 1980 — il primo album di Bruce a scalare la vetta delle classifiche — Springsteen, a soli 31 anni, decise di cambiare rotta: voleva qualcosa di più intimo, più cupo, più vero. Così si ritirò in una fattoria silenziosa a Colts Neck, nel New Jersey, dove, alle prese con una depressione mai davvero definita, registrò da solo delle semplici demo che gli avrebbero aperto l’anima.
Da quel periodo nacque Nebraska (1982): un piccolo miracolo acustico pubblicato senza tour, senza interviste e senza singoli. Il Boss non volle nemmeno apparire sulla copertina. Eppure il disco raggiunse il terzo posto nella classifica Billboard e resta, ancora oggi, uno dei suoi capolavori assoluti.
E qui entra in scena Jeremy Allen White. Sullo schermo, è un Bruce Springsteen magnetico, vulnerabile, autentico. Nelle sequenze rock, incandescenti e grondanti sudore, sembra davvero che White diventi il Boss. Lo riconosci nei gesti, nel modo di muoversi, nella voce che graffia. Se chiudi gli occhi, giureresti che sia Springsteen a cantare.
Per arrivare a quel risultato, l’attore si è affidato a Eric Vetro, il vocal coach delle star, già mentore di Austin Butler (Elvis) e Timothée Chalamet (Bob Dylan). “Mi ha insegnato come far suonare davvero una canzone,” racconta Jeremy. “Poi ho iniziato a lavorare su quella raucedine, su quel suono nasale, sulla cadenza del New Jersey. Quando finalmente ho sentito uscire la voce di Bruce dalla mia bocca… è stato un momento magico.”
Secondo i critici che hanno già visto le anteprime, il risultato è sorprendente: non un’imitazione, ma una vera interpretazione. Jeremy Allen White cattura lo spirito dello Springsteen di Nebraska: l’eroe della classe operaia e, allo stesso tempo, l’artista solitario che cerca la verità nella propria oscurità.









