Ogni interpretazione del cast di 28 Anni Dopo, classificata

28 Anni Dopo ha portato alla luce alcune performance straordinarie da parte del suo cast di punta. Attesissimo terzo capitolo della saga cinematografica iniziata con 28 giorni dopo (2002) e proseguita con 28 settimane dopo (2007), lo zombi horror esplora com’è la vita su una piccola isola al largo della costa britannica, quasi trent’anni dopo il primo scoppio del virus della rabbia.

Il regista Danny Boyle ha scelto un cast eterogeneo, unendo attori affermati, nuovi talenti e volti sconosciuti. È curioso osservare come le loro performance si confrontino, date le diverse esperienze e livelli di fama.

Ogni interpretazione del cast di 28 Anni Dopo, classificata:

7. Chi Lewis-Parry nel ruolo di Alpha Samson: la saga di Danny Boyle si è arricchita di interessanti novità con l’introduzione delle nuove e spaventose varianti “Alpha” del Virus della Rabbia. Tra queste, spicca un feroce infetto soprannominato Samson, chiamato così per la sua lunga chioma che richiama quella dell’eroe biblico.

6. Aaron Taylor-Johnson nel ruolo di Jamie: Aaron Taylor-Johnson è un’anomalia interessante a Hollywood. A volte, in film come Kick-Ass e Animali Notturni, offre interpretazioni straordinarie, ma in altri, come Kraven the Hunter può risultare rigido e poco espressivo. In film horror di alto profilo come Nosferatu, può sembrare inferiore rispetto al resto del cast. Purtroppo, lo stesso vale anche per 28 Years Later. Il divo britannico non è certo un cattivo attore, ma nella sua interpretazione di Jamie manca qualcosa: la rabbia fredda e l’indifferenza che mostra risultano poco incisive.

5. Edvin Ryding nel ruolo di Erik Sundqvist: Uno degli elementi più interessanti dell’ambientazione post-apocalittica di 28 Days Later è l’idea che il Virus della Rabbia sia completamente confinato nel Regno Unito, trasformato in una zona di quarantena rigidamente controllata dalle potenze europee attraverso la forza navale. Questo tema viene approfondito da Erik Sundqvist interpretato dall’attore svedese Edvin Ryding. Il suo personaggio porta leggerezza e comicità al film, ma nella sua breve apparizione manca un po’ di intensità emotiva, soprattutto nel mostrare la paura dell’isolamento.

4. Jack O’Connell nel ruolo di Sir Jimmy Crystal: Anche se appare pochissimo nel film, sarebbe un crimine non menzionare l’interpretazione di Jack O’Connell, grazie al suo ruolo nella bizzarra scena finale che ha dominato le discussioni sul film sin dalla sua uscita. O’Connell interpreta Sir Jimmy Crystal, la versione adulta del bambino visto nella scena iniziale.

3. Ralph Fiennes nel ruolo del Dr. Ian Kelson: il leggendario attore interpreta l’eccentrico Dr. Ian Kelson, un sopravvissuto brillante e fuori dagli schemi. Fiennes dà vita con maestria a un personaggio capace di unire un’empatia gentile e al tempo stesso disturbante, in un perfetto equilibrio tra sensibilità e macabro. L’unico aspetto che lo penalizza leggermente nella classifica è il distacco emotivo con cui Kelson si rapporta agli altri, riuscendo a confortarli… pur restando capace di atti estremi senza battere ciglio.

2. Jodie Comer nel ruolo di Isla: Il fulcro emotivo del film. Madre di Spike e moglie di Jamie, Isla è affetta da una malattia diversa dal Virus della Rabbia, che sembra peggiorare nel tempo. Questo spinge il giovane Spike a mettersi in viaggio da solo alla ricerca del Dr. Kelson. L’attrice di Liverpool è straordinariamente capace di bilanciare i repentini cambiamenti d’umore di Isla dovuti alla sua malattia, mostrando il forte legame tra madre e figlio.

  1. Alfie Williams nel ruolo di Spike: Il protagonista, Alfie Williams, si candida a entrare nella storia come una delle migliori performance infantili di sempre. A soli 12 anni, durante la sua prima missione di approvvigionamento, Spike è costretto a crescere rapidamente di fronte agli orrori del Virus della Rabbia, lasciando la sua tranquilla comunità isolana per cercare una cura per sua madre. Nonostante abbia alle spalle solo qualche ruolo minore, il teen actor di Newcastle riesce a guidare la narrazione con sorprendente naturalezza. La sua paura è credibile ma mai paralizzante, mostrando un comportamento realistico per un bambino cresciuto in un mondo così desolato. È davvero notevole che la migliore interpretazione di 28 Years Later sia proprio quella del giovane protagonista.

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