Shutter Island, il remake scorsesiano di un classico del cinema espressionista tedesco

Novant’anni dopo Il gabinetto del dottor Caligari, Martin Scorsese omaggiava l’espressionismo tedesco con l’horror psicologico dal finale-shock. Il film con Leonardo DiCaprio arrivava nei cinema 15 anni fa.

Tratto dal romanzo del 2003 L’isola della paura di Dennis Lehane, il film segue l’agente federale Teddy Daniels (Leonardo DiCaprio) e il suo partner Chuck Aule (Mark Ruffalo) inviati sull’isola di Shutter Island, nell’America del 1954, dove sorge il manicomio criminale di Ashecliffe, per indagare sulla misteriosa scomparsa di una paziente, Rachel Solando. La donna, condannata per aver annegato i suoi figli, sembra essersi volatilizzata dalla sua cella senza lasciare traccia.

Follia

Al pubblico spesso non piace dedicarsi a un film, immergersi nei suoi personaggi, seguirne la trama e cercare di anticiparne il finale per due ore, solo per scoprire che l’intera storia era falsa, un sogno, il delirio di un folle o un elaborato inganno. Eppure, i due film che analizziamo oggi, pur essendo stati realizzati a novant’anni di distanza, adottano proprio questo espediente narrativo. Segno che si tratta di una convenzione cinematografica capace di resistere alla prova del tempo.

Ne Il gabinetto del dottor Caligari, un giovane di nome Francis racconta la sinistra storia del malvagio dottor Caligari e il suo servitore sonnambulo di nome Cesare. Dopo una serie di strani omicidi e il rapimento della promessa sposa di Francis, Jane, il giovane guida una spedizione e scopre che, sorpresa sorpresa, il dottor Caligari è in realtà il folle direttore di un manicomio e che il suo servitore catatonico è il responsabile di tutto.

Shutter Island segue invece due agenti federali, Teddy Daniels e il suo nuovo partner Chuck, inviati in un ospedale psichiatrico per criminali per indagare su una scomparsa. Man mano che le loro ricerche si approfondiscono, Teddy inizia a sospettare un complotto più grande che coinvolge il capo psichiatra dell’ospedale, la misteriosa Rachel Solando e Andrew Laeddis, l’uomo che ha ucciso sua moglie.

Narratori inaffidabili

Ed ecco il colpo di scena. Se non lo avevate previsto, i protagonisti di entrambi i film sono in realtà pazienti delle rispettive strutture psichiatriche. Francis ha inventato l’intera storia: Jane e il sonnambulo Cesare sono suoi compagni di manicomio, mentre il dottor Caligari non è un criminale, ma il rispettabile direttore dell’istituto. Teddy, invece, non è affatto Teddy. È Andrew Laeddis, l’uomo che ha ucciso sua moglie. L’intera indagine è solo una messinscena per riportarlo alla realtà.

L’occhio della mente

La differenza tra Shutter Island e Il gabinetto del dottor Caligari sta nel modo in cui rivelano la loro verità. Shutter Island lascia intendere il colpo di scena sin dall’inizio, deludendo alcuni spettatori che vedono il finale come una negazione del loro coinvolgimento emotivo. Il gabinetto del dottor Caligari, invece, nasconde meglio la verità, rendendo la rivelazione più sorprendente. Tuttavia, Shutter Island è paradossalmente più “reale”, poiché gli eventi accadono davvero, mentre è la percezione del protagonista a essere distorta. In entrambi i film, i protagonisti creano una realtà alternativa in cui sono eroi anziché folli, sollevando una domanda fondamentale: è meglio una fantasia rassicurante o una realtà dolorosa?

Proprio come Teddy e Francis rifiutano la loro condizione, anche gli spettatori si immergono in mondi fittizi senza voler riconoscere che sono tali. Quando il film svela la sua illusione, ci costringe a riflettere su noi stessi e sulla nostra tendenza a rifugiarci nella finzione.

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