«Ho sempre raccolto personalità». Ziggy Stardust, il Duca Bianco, Aladdin Sane, sono alcuni degli alter ego con cui David Bowie ha interpretato la sua ineguagliabile carriera.
Per celebrare l’icona del rock, in occasione dell’anniversario della sua nascita (8 gennaio 1947) e della sua scomparsa – avvenuta il 10 gennaio di nove anni fa – abbiamo decretato la migliore canzone da ogni sua era.
Ziggy Stardust – Rock ‘n’ Roll Suicide (1972): Quando Bowie s’inventò il personaggio di Ziggy Stardust, raccontò di essere un alieno precipitato sulla terra per aprire gli occhi a un’umanità decadente. La traccia finale di The Rise and Fall of Ziggy Stardust e Spiders from Mars è un trionfo di teatralità che mostra il meglio del musicista britannico.
Aladdin Sane – Aladdin Sane (1973): Bowie non perse tempo e passò alla forma successiva, Aladdin Sane. Ovvero come l’artista esplorò il ‘dark side’ uccidendo il messia Stardust. La title track dell’album si distingue per essere qualcosa di elevato, seducente e anche un po’ spaventoso. «È la storia di Ziggy che va in America» dice il cantautore alla stampa, «E poi impazzisce».
Halloween Jack – Rebel Rebel (1974): L’era di Halloween Jack è stata fugace, un momento destinato a svanire in un battito di ciglia. Bowie lo descrisse come un “vero gatto cool”. Sul piano musicale, il periodo di Diamond Dogs non ha stravolto le coordinate della discografia di Bowie, ma ha comunque lasciato il segno. Tra i brani, spicca Rebel Rebel, un inno dal sapore epico, impreziosito da una delle introduzioni di chitarra più iconiche e immediatamente riconoscibili di sempre.
Il Duca Bianco – Station To Station (1976): L’era del Duca Bianco, pur tra le più eleganti di Bowie, fu segnata da profonde difficoltà personali. Travolto dalla tossicodipendenza e dalle pressioni del tour, l’artista inglese attraversò un periodo oscuro caratterizzato da scelte e dichiarazioni controverse. Musicalmente, Station to Station riflette questa transizione: un album sospeso tra il distacco dal glam rock e la svolta berlinese che avrebbe ridefinito il suo percorso. Sebbene non sia il suo lavoro più coeso, la title track emerge come un capolavoro, una melodia cupa e visionaria che anticipa l’innovazione musicale del Bowie futuro.
Il Profeta Cieco – Lazarus (2016): L’ultima volta che il mondo ha visto David Bowie incarnare un personaggio autentico è stato nel 2016, quando ha scelto di dirci addio. Blackstar, l’album concepito come un auto-epitaffio, è un tributo a se stesso e alla sua straordinaria carriera. Il momento più commovente si trova in Lazarus, pubblicata appena tre giorni prima della sua scomparsa. La canzone si apre con le parole strazianti: “Guarda qui, sono in paradiso”, il saluto finale.









