The Father di Florian Zeller è la soggettiva della demenza che distorce e disorienta, attraverso lo sguardo di un gigantesco Anthony Hopkins. Una performance straordinaria, tale, da valergli il secondo Oscar come attore protagonista, dopo Il silenzio degli innocenti, diventando così la persona più anziana di sempre a vincerlo.
Esordio alla regia del drammaturgo francese, il film è l’adattamento cinematografico della pièce teatrale dello stesso Zeller Il padre (2012), già portata sul grande schermo da Philippe Le Guay in Florida (2015).
Hopkins interpreta Anthony, un vecchio signore di 83 anni che fatica ad andare d’accordo con le varie badanti che sono state mandate nel suo lussuoso appartamento di Londra. Sua figlia, variamente interpretata da Olivia Colman e Olivia Williams, potrebbe essere sposata con qualcuno interpretato da Mark Gatiss o Rufus Sewell. Oppure potrebbe essere sul punto di trasferirsi in Francia per stare con un uomo che ha incontrato di recente. Lavorando con lo sceneggiatore Christopher Hampton e il brillante scenografo Peter Francis, Zeller ha realizzato un dramma sulla demenza molto commovente, anche se non può sfuggire del tutto alle sue origini teatrali.
In un’intervista all’edizione inglese del mensile GQ, Hopkins ha raccontato di essersi ispirato a suo padre per interpretare Anthony. «Anche se non ha mai sofferto di demenza. Era un tipo molto pratico il mio papà, uno con i piedi per terra. Era un fornaio, un uomo molto schietto». Gran parte della forza del progetto deriva dall’interpretazione centrale dell’immenso attore gallese. Laddove i precedenti tentativi riusciti di portare l’Alzheimer sullo schermo si erano, come in Away from Her-lontano da lei, incentrati sull’esperienza di chi assiste il malato.
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