The Blair Witch Project, il found footage horror di Daniel Myrick ed Eduardo Sánchez, compie 25 anni. Frutto di una sceneggiatura di 35 pagine, su un’immaginaria leggenda esoterica sviluppata dai due nel 1993, The Blair Witch Project racconta la storia di Heather, Mike e Josh (gli attori Heather Donahue, Michael C. Williams e Joshua Leonard che interpretano se stessi), tre studenti che per il saggio di fine corso decidono di girare un documentario nelle Black Hills a Burkittsville, in Maryland, dove narra la leggenda che una strega sia responsabile della sparizione di una serie di bambini. Armati di telecamera, i giovani s’inoltrano nella foresta, ma presto registrano segnali inquietanti e presenze spaventose. I tre scompaiono, ma le loro attrezzature e girati vengono rinvenuti un anno dopo. Il presunto “filmato trovato” è il film che lo spettatore vede.
Preceduto da una originale campagna pubblicitaria che includeva attori del cast indicati come «dispersi, presumibilmente morti», The Blair Witch Project terrorizzò a morte gli spettatori, cambiando per sempre il marketing cinematografico. Fu il primo film virale ben prima del suo debutto (al Sundance Film Festival) e dell’avvento dei social. In effetti, The Blair Witch Project diventò trend sul web principalmente sui forum dei fan e sui siti horror. I suoi 250 milioni di dollari globali d’incasso, lo resero uno dei film indipendenti di maggior successo di tutti i tempi.
The Blair Witch Project rilanciò l’horror mokumentary (Rec, Paranormal Activity, Cloverfiel, The Visit). Un genere che affonda le sue radici nel caposaldo di Ruggero Deodato, Cannibal Holocaust. Benché i due registi dichiararono di essersi ispirati in parte anche da The Connection del 1961. Il found footage movie sperimentale di Shirley Clarke, incentrato su una giovane regista che tenta di filmare i tossici in attesa dell’arrivo del loro spacciatore di eroina.









