Jay Kelly è un film nuovissimo che esplora il mondo del cinema con lo sguardo inconfondibile di Noah Baumbach. Come da tradizione del regista, la storia vive attraverso i dialoghi e le fragilità dei personaggi. George Clooney interpreta il protagonista, una star hollywoodiana che, durante un viaggio in Italia, si mette sulle tracce della figlia più giovane. Accanto a lui c’è Adam Sandler, nel ruolo dell’agente Ron Sukenick, compagno di avventure e riflessioni mentre i due attraversano l’Europa interrogandosi sulle proprie scelte e sull’eredità che lasceranno.
Per Sandler, Jay Kelly rappresenta un altro grande ruolo drammatico, un campo in cui brilla ormai da più di dieci anni. Clooney, perfettamente calato nei panni di una celebrità tormentata, offre la performance impeccabile che i suoi fan si aspettano, ben affiancato da un Sandler in stato di grazia. L’attacco alla cultura delle star, tipico di Baumbach, qui è più sfumato, permettendo al pubblico di lasciarsi trasportare nel percorso emotivo dei personaggi. Il film arriverà su Netflix dal 5 dicembre 2025.
Dove è stato girato Jay Kelly
Le riprese, iniziate nel maggio 2024, hanno trasformato l’Italia in un vero e proprio palcoscenico esistenziale. All’inizio del film, il personaggio di Sandler osserva: “La morte è sempre così sorprendente, specie a Los Angeles”. Una frase che racchiude l’essenza della città californiana: un luogo pieno di distrazioni, quasi progettato per tenere lontano il pensiero della fine.
L’Italia, invece, porta subito il racconto in un’altra dimensione. La prima tappa è un cimitero, un incontro frontale e inevitabile con la mortalità. Da lì in poi Jay non può più sottrarsi: il paesaggio italiano lo avvolge, lo sfida, lo costringe a guardare dentro sé stesso. È un mondo indomabile, più grande di Hollywood, e allo stesso tempo struggente e magnifico.
Si parte dalla Bassa Piacentina, tra la linea ferroviaria Piacenza–Cremona e i paesaggi rurali di Monticelli d’Ongina e Caorso, per arrivare alla Stazione Centrale di Milano, dove Clooney e Sandler hanno girato una scena tra viaggiatori ignari e una quarantina di comparse in abiti Anni ’90. Un percorso che accompagna simbolicamente la discesa del protagonista dal luccichio hollywoodiano a un terreno più umano, fatto di memoria e consapevolezza.
“Abbiamo girato in studio, a Los Angeles, e poi siamo usciti ad assorbire l’energia delle riprese in esterni. Siamo stati a Parigi, poi in Toscana con una favolosa troupe italiana”, ha raccontato Baumbach. “Los Angeles è il mondo di Jay: corporativo, patinato. L’Italia invece è colma di storia e spiritualità. È stato interessante pensare a queste due città come contrappunti della sua evoluzione.”
A Venezia, Clooney ha aggiunto: “Girare in questi luoghi è stato fondamentale: non puoi raccontare la fragilità di un uomo senza immergerti in scenari che ti mettono alla prova”.
La Toscana offre alcuni tra i momenti visivi più potenti del film: il Teatro Petrarca di Arezzo, la cantina di Argiano a Montalcino – un’antica villa rinascimentale che ospitò persino Carducci – e poi Pienza, con Palazzo Piccolomini e piazza Pio II. A completare l’itinerario, Montecatini Terme, Pitigliano e altri borghi dell’aretino.
Come sottolinea ancora Baumbach, “In Italia Jay si perde nel paesaggio: un mondo più grande di lui, imprevedibile, ma incredibilmente spettacolare e bellissimo”.









