Il Petroliere permise a Paul Thomas Anderson di consacrarsi tra i migliori registi della sua generazione. Ai Premi Oscar 2008 l’epico dramma ispirato al romanzo di Upton Sinclair ottenne otto nomination, vincendo quelle per il miglior attore e per la miglior fotografia (Robert Elswit). La gigantesca performance di Daniel Day-Lewis, premiata con la statuetta delle tre ricevute in carriera, è universalmente considerata tra le più complesse ed intense della storia del cinema.
Il capolavoro di Paul Thomas Anderson
Forse l’apice del cinema del XXI secolo, Il petroliere è molto più di un semplice “dramma”. È un film maestoso e ipnotico, che consacra Anderson tra i grandi visionari come Kubrick, Welles e Scorsese.
Molti registi hanno raccontato storie di anti-eroi e del capitalismo americano, ma nessuno ha saputo inserire un umorismo tanto strano e disturbante in un film così serio come ha fatto Anderson.
Il Petroliere (in originale There Will Be Blood) rappresenta uno dei rari casi in cui il titolo in italiano è più fedele al romanzo originale: Oil! (Petrolio!). Anderson motivò la scelta del «Ci sarà sangue» perché il suo film era, solo, ispirato in parte al libro di Upton Sinclair.
L’amore di Anderson per la commedia
Da grande appassionato di cinema, Anderson è affascinato dai generi più diversi. È un vero estimatore della comicità: basti pensare a come rivelò il talento drammatico di Adam Sandler in Ubriaco d’amore (Punch-Drunk Love).
La comicità di “Il petroliere” nasce da Daniel Plainview
Sotto molti aspetti, Il petroliere ha il DNA di una commedia muta in bianco e nero.
Daniel Day-Lewis, nei panni dell’ambizioso tycoon Daniel Plainview, esprime emozioni attraverso gesti e posture più che con le parole.
L’apertura senza dialoghi richiama proprio il cinema muto: un’orchestra dal vivo potrebbe accompagnare Plainview che si muove goffamente nel pozzo d’argento, cadendo dalla scala in una scena quasi da slapstick. Anche il modo in cui si distende con la gamba rotta, come se si rilassasse in spiaggia, è volutamente ironico.
La colonna sonora di Jonny Greenwood aggiunge umorismo
Anderson stesso ha raccontato, in un’intervista al Bill Simmons Podcast, che durante proiezioni speciali con orchestra dal vivo, Il petroliere “funziona come una commedia”.
La colonna sonora di Greenwood, pur inquietante e tesa, accentua i momenti comici tagliando improvvisamente la musica in scene assurde, come quando Plainview spinge Eli (Paul Dano) nel fango.
La tensione accumulata si trasforma in un rilascio ironico, provocando risate nervose.
L’intenzionalità dell’umorismo
Non c’è dubbio che la comicità del film sia voluta. Un regista disinteressato all’ironia avrebbe chiesto a Day-Lewis e Dano di frenarsi, invece Anderson amplifica le loro performance quasi grottesche.
Non a caso, compaiono anche comici come Paul F. Tompkins e James Downey (Saturday Night Live).
Anderson sembra credere che la recitazione comica sia più difficile di quella drammatica e in Il petroliere raggiunge un equilibrio maturo tra tragedia e farsa.
Pur parlando di capitalismo, religione e distruzione dei valori americani, il film rimane sorprendentemente divertente — basti pensare alla battuta “Don’t be thick in front of me, Al!” o alla voce caricaturale di Plainview, imitata anche da Bill Hader al Saturday Night Live.
La performance sovversiva di Daniel Day-Lewis
Con l’aumentare del potere, Plainview diventa sempre più ridicolo e infantile. Dopo che il figlio adottivo H.W. perde l’udito, la sua incapacità di comunicare genera momenti tragicomici e crudeli.
La sua rabbia esplode in scene assurde, come quando imita il verso di un cane per schernire un interprete.
Se Adam Sandler avesse recitato quelle stesse scene, nessuno si stupirebbe: è la prova che Day-Lewis, pur da attore “serio”, brilla anche come comico.
Le sue espressioni disumane e grottesche — insieme a Dano — rendono i personaggi quasi caricature demoniache dell’America capitalista e religiosa.
Un finale tanto oscuro quanto ironico
Alla prima uscita, molti spettatori risero nervosamente durante la scena finale, in cui Plainview insegue Eli nella pista da bowling fino a ucciderlo con una mazza.
Anche qui, Anderson non perde mai il tono grottesco: dopo il delitto, il maggiordomo scende e chiede se va tutto bene. Plainview risponde freddamente: “I’m finished.”
Subito dopo parte la musica di Brahms e scorrono i titoli di coda.
Un finale ambiguo e follemente ironico, perfettamente coerente con il film: Il petroliere è un ritratto dell’America, un’epopea sulla follia e l’avidità, ma anche una commedia nera travestita da tragedia.
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