Giurato numero 2, il finale del film di Clint Eastwood (spiegato)

Nel 2024, Clint Eastwood ha realizzato quello che si è rivelato un successo inaspettato: un film che avrebbe potuto — e forse dovuto — ricevere molta più attenzione. Giurato numero 2 è puro Eastwood, e dimostra che la leggenda del cinema, a 94 anni, è ancora in piena forma. Il 42º (e probabilmente ultimo) film del grande regista è un intenso thriller legale che cattura lo spettatore con la storia di un uomo chiamato a far parte di una giuria in un processo in cui potrebbe essere proprio lui il vero colpevole. Ma è anche una riflessione sul sistema giudiziario americano e sul concetto stesso di giustizia.

Eastwood indaga il punto d’incontro tra verità, moralità e giustizia. Più precisamente, si chiede se questi concetti siano davvero distinti o se — soprattutto verità e giustizia — rappresentino due espressioni della stessa idea fondamentale. Dovrebbero verità e giustizia essere la stessa cosa? E, se la giustizia è amministrata da esseri umani imperfetti, può mai essere davvero imparziale? E infine: Nicholas Hoult abbandonerà sua moglie per finire in prigione e placare la propria coscienza colpevole?

Questi sono i dilemmi che il film pone allo spettatore, prima di concludersi con un finale volutamente ambiguo, lasciando a chi guarda il compito di trovare le risposte.


Cosa ricordare della trama di Giurato numero 2

In uno dei film più sottovalutati del 2024, Nicholas Hoult interpreta Justin Kemp, uno scrittore ed ex alcolista in via di redenzione, la cui moglie Allison (Zoey Deutch) è incinta. Mentre i due si preparano all’arrivo del loro primo figlio, Justin riceve una convocazione per il servizio di giuria. Nonostante tenti di evitarlo, viene selezionato per far parte della giuria nel processo a James Sythe (Gabriel Basso), accusato di aver ucciso la fidanzata Kendall Carter (interpretata da Francesca Eastwood, figlia del regista). Ben presto, però, Justin capisce che potrebbe essere proprio lui il responsabile della morte della ragazza.

La notte dell’omicidio, dopo aver lasciato lo stesso bar dove Sythe e Carter stavano litigando, Justin guida verso casa sotto una pioggia scrosciante e crede di aver investito un cervo che stava attraversando un ponte. Man mano che il processo avanza, però, diventa sempre più chiaro che probabilmente ha colpito Kendall Carter, facendola precipitare dal ponte.
Il resto del film segue la sua battaglia interiore: confessare e salvare Sythe, perdendo però la propria libertà, o restare in silenzio e vivere con la moglie e il figlio, lasciando un innocente in prigione.

Eastwood, tuttavia, complica le cose. Sythe non è affatto un uomo innocente: è probabilmente un membro di una gang e ha un passato violento. Anche gli altri giurati portano i propri pregiudizi e interessi personali — alcuni vogliono solo tornare a casa, altri sono influenzati da esperienze di abuso domestico.
La procuratrice Faith Killebrew (Toni Collette) cerca la condanna per favorire la sua candidatura a procuratore distrettuale, mentre l’avvocato della difesa Eric (Chris Messina) sembra sinceramente convinto dell’innocenza del suo cliente. Alla fine, Justin non riesce a convincere gli altri giurati, e Killebrew ottiene la condanna: Sythe viene dichiarato colpevole e condannato all’ergastolo senza condizionale.


Cosa succede alla fine di Giurato numero 2

Dopo che Justin sembra riuscire a evitare l’incriminazione per la morte di Kendall Carter, Faith Killebrew inizia a collegare gli indizi e capisce di aver mandato in prigione l’uomo sbagliato.
Sythe è ormai condannato, e una Killebrew appena eletta procuratrice distrettuale trova Justin seduto davanti al tribunale, ai piedi della statua della dea della Giustizia — simbolo ricorrente in tutto il film.

In questa scena, Justin praticamente conferma i sospetti di Killebrew. Lei afferma:

A volte cerchi di fare la cosa giusta, solo per renderti conto di aver sbagliato tutto. Quando capisci come stanno davvero le cose, ti rendi conto che la persona che cercavi non è un mostro. Non è nemmeno un criminale. È solo un uomo qualunque.

Le chiede allora perché non dovrebbe perseguire la vera giustizia, e Justin replica che è “una brava persona” finita in “circostanze terribili”. Questa scena riassume tutti i conflitti centrali del film, con Justin che sostiene:

A volte la verità non è giustizia.

Dopo aver spiegato cosa accadrebbe se lei tentasse di farlo arrestare, Justin se ne va, lasciando l’avvocata in preda ai dubbi, mentre le bilance di Lady Justice oscillano al vento — un simbolismo un po’ ovvio, ma efficace. Il film si conferma così come uno dei migliori lavori di Eastwood degli ultimi anni.

Nell’ultima scena, Justin gioca con la moglie e il neonato nel salotto di casa. Un bussare alla porta interrompe la serenità. Justin apre e trova Faith Killebrew. I due si guardano intensamente, in silenzio, prima che lo schermo diventi nero.


Il significato del finale di Juror #2

Sebbene Faith Killebrew appaia inizialmente come una donna ambiziosa e determinata a vincere il processo per diventare procuratrice, alla fine del film è tormentata dai sensi di colpa. Capisce di aver fatto condannare un innocente e non riesce a convivere con quella decisione.
Quando si presenta alla porta di Justin, è chiaro che per lui le cose non sono finite.
Non sappiamo esattamente cosa intenda fare — arrestarlo, riaprire il caso o semplicemente affrontarlo — ma il messaggio è chiaro: la verità non può essere ignorata.

Eastwood sembra voler dire che verità e giustizia sono inscindibili. Killebrew potrebbe lasciare le cose come stanno: un criminale potenzialmente pericoloso è in prigione, una famiglia è felice, e la sua carriera è salva. Ma non riesce a farlo.
La sua visita finale rappresenta la forza ineluttabile della verità e il suo legame con la moralità: anche quando tutto sembra sistemato in superficie, la verità trova sempre un modo per emergere.


Justin è colpevole?

Il film richiede una certa sospensione dell’incredulità — ad esempio, è difficile credere che Justin venga realmente selezionato come giurato proprio nel caso che lo riguarda. Tuttavia, Eastwood si impegna a mantenere una coerenza realistica sul piano tematico.
La colpevolezza di Justin non è mai confermata in modo assoluto: tutto fa pensare che sia lui il responsabile, ma non esiste una prova irrefutabile.
Come ha spiegato Nicholas Hoult a Entertainment Weekly:

“Ho interpretato il personaggio come qualcuno che voleva ancora credere che non potesse essere lui. Come essere umano, ti aggrappi a ogni piccolo dubbio che ti permetta di dormire la notte.”

Quindi, anche se è quasi certo che non abbia investito un cervo, Eastwood lascia abbastanza margine di dubbio da rendere il tutto più complesso e moralmente ambiguo.


Cosa hanno detto cast e troupe sul finale

Nicholas Hoult e Toni Collette hanno confermato che Eastwood ha voluto lasciare volutamente ambiguo il finale del film.
La scena della porta, infatti, è stata la prima che i due hanno girato insieme — 22 anni dopo aver condiviso lo schermo in About a Boy (2002).

Hoult ha dichiarato:

“A Clint non piace spiegare troppo. Una delle sue grandi qualità è lasciare spazio al pubblico per pensare. Non ti dà tutto già pronto.”

Entrambi gli attori, tuttavia, interpretano la scena finale come un segno che Killebrew non intende lasciare Justin impunito.
Hoult ha descritto l’espressione del suo personaggio come quella di un uomo il cui mondo sta crollando, che cerca disperatamente un modo per salvarsi.
Collette ha aggiunto:

“Questa donna ha dedicato tutta la sua vita alla giustizia e alla verità. Sa che rischia molto, ma deve comunque fare la cosa giusta. È nella sua natura.”


Il finale alternativo di Juror #2

Secondo Hoult, Eastwood ha girato diverse versioni della scena finale. In una, Killebrew è sola; in un’altra è affiancata da agenti di polizia; in un’altra ancora ci sono auto della polizia dietro di lei.
La presenza dei poliziotti avrebbe chiarito che Justin stava per essere arrestato, ma Eastwood ha scelto la versione più ambigua, proprio per lasciare allo spettatore la libertà di chiedersi:

“Cosa succederà ora? E qual è davvero la cosa giusta da fare?”

Leggi anche:

Un pensiero su “Giurato numero 2, il finale del film di Clint Eastwood (spiegato)

  1. Pingback: Clint Eastwood è un re del western, ma ha realizzato un capolavoro thriller noir | Scarlet Boulevard

Lascia un commento