The Life of a Showgirl, quanto sono perfidi i testi del nuovo album di Taylor Swift?

Con il nuovo album, The Life of a Showgirl, Taylor Swift inaugura una nuova fase della sua carriera, non solo musicale ma anche estetica. Il titolo stesso richiama l’idea di spettacolo e reinvenzione, un tema che si riflette nel suo nuovo look: più teatrale, con abiti scintillanti, richiami rétro e un immaginario da diva di Las Vegas. Se negli ultimi anni l’avevamo vista alternare minimalismo elegante e atmosfere più intime, qui la regina della musica sceglie di abbracciare un’estetica volutamente eccessiva, in linea con un album che parla di fama, isolamento e della difficoltà di conciliare vulnerabilità e immagine pubblica.

Come è il nuovo album di Taylor Swift?

Secondo Rolling Stone Philippines, in The Life of a Showgirl Swift sembra aver perso un po’ della brillantezza che un tempo rendeva i suoi testi immediatamente riconoscibili. Prima di questo album, la cantautrice aveva pubblicato 11 lavori in studio, sperimentando con una gamma di generi e firmando – da sola o in co-scrittura – i suoi dischi più importanti: Fearless, 1989, Red, e via dicendo. Al di là delle polemiche sulla sua vita privata, sul passaggio dal country al pop e sull’ascesa vertiginosa come icona globale, Swift è sempre stata percepita come una songwriter solida, avendo scritto la prima canzone a soli 12 anni di età. Eppure, in The Life of a Showgirl, questa immediatezza sembra offuscata.

Le 12 tracce del disco reggono sul piano sonoro, ma i testi non sempre convincono. In Father Figure, Swift butta lì: «Posso fare patti con il diavolo perché il mio cazzo è più grosso» — una battuta che vuole suonare tagliente, ma che risulta più adolescenziale che provocatoria.

Lo stesso vale per The Fate of Ophelia: «Ma l’amore era un letto freddo pieno di scorpioni / Il veleno le ha rubato la sanità mentale.» Il riferimento shakespeariano è interessante, ma l’immagine appare esagerata e poco centrata.

C’è poi Actually Romantic, letta da molti come una frecciatina a Charli XCX: «Ti ho sentito chiamarmi ‘Barbie noiosa’ quando la coca ti rende coraggiosa.» Se davvero è una risposta a Sympathy is a Knife, il pezzo rischia di ingigantire una presunta faida che la stessa Charli aveva ridimensionato in un’intervista a New York Magazine, spiegando che quel brano parlava solo delle sue insicurezze.

Infine, l’album prova a esplorare un registro di vanità e ironia che però non sembra ancora perfettamente calibrato. In Elizabeth Taylor canta: «Cosa potresti mai regalare a una ragazza che ha tutto e niente allo stesso tempo? Tesoro, scambierei il Cartier per qualcuno di cui fidarmi (scherzo).» È un esempio di come Swift cerchi di raccontare la complessità del successo e della solitudine, oscillando tra autoironia e bisogno di ribadire distacco dalle opinioni altrui — pur lasciando trasparire che le importa eccome.

In chiusura, con Eldest Daughter, Swift afferma: «Sono stata afflitta da un’unicità terminale.» Un verso ambizioso, che riassume bene il tono del disco: personale, teatrale, a tratti affascinante, ma non sempre all’altezza della sua fama di narratrice pop.

Quindi, che cos’è esattamente The Life of a Showgirl “Un evento cinematografico”?

Per il suo dodicesimo album, Taylor Swift ha ancora una volta qualcosa di sorprendente in serbo. Ad accompagnare l’album, debutta nelle sale il film-evento Taylor Swift: The Official Release Party of a Showgirl, uno spettacolo cinematografico che si annuncia diverso da qualsiasi cosa abbia fatto finora. L’evento promette di combinare l’estetica burlesque e i colori arancio e teal tipici del nuovo album con un’esperienza multimediale unica: un mix tra concept album visivo, documentario dietro le quinte e concerto registrato.

Il film, in programma dal 3 al 5 ottobre presso AMC Theaters, durerà 89 minuti – un ammiccante riferimento al suo anno di nascita – e includerà la prima mondiale del video musicale del singolo principale, The Fate of Ophelia, oltre a riproduzioni dei video lirici di tutte le 12 tracce e contenuti inediti: scene dietro le quinte, riflessioni personali mai viste prima e dettagli sulle ispirazioni di Swift. Nessun trailer o anteprima: si parte subito col vivo del materiale.

Il paragone più vicino che possiamo fare è con Folklore: The Long Pond Studio Sessions, ma su scala più ampia e spettacolare. Come nel progetto acustico del 2020, Swift offrirà interludi tra le canzoni per condividere le sue influenze e il processo creativo, mentre i produttori di Folklore, Aaron Dessner e l’ospite speciale Bon Iver, contribuiranno a rendere l’esperienza intima e riflessiva.

Portare l’evento nei cinema per un solo weekend rompe la tradizione: mentre altri suoi documentari e concerti sono arrivati in streaming, questa volta Swift invita i fan a vivere l’album insieme, in un vero e proprio evento collettivo. Come ha dichiarato recentemente, «La danza è facoltativa ma fortemente incoraggiata». Tra video musicali, contenuti esclusivi e momenti di riflessione, The Official Release Party of a Showgirl promette di trasformare l’uscita dell’album in un’esperienza scintillante e indimenticabile.

I fan dovranno aspettare fino a domenica sera per vedere i video online, ma in sala avranno accesso a contenuti esclusivi che potrebbero non arrivare mai sul web, rendendo questo weekend un appuntamento imperdibile per tutti gli ammiratori di Swift.

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