Sono passati 70 anni da quando il «bello e dannato» più iconico del cinema, entrò nell’immortalità. Venerdì 30 settembre 1955, la Porsche Spider di James Dean si schiantò frontalmente contro una Ford, guidata da Donald Turnupseed, uno studente del Cal Poly diretto a Tulare per un weekend dai genitori.
Sebbene il luogo dell’incidente non abbia la rilevanza storica di Ground Zero, né sia frequentato quanto il grassy knoll di Dealey Plaza a Dallas – teatro dell’assassinio di JFK – resta comunque una meta simbolica per molti appassionati di cinema. Dean aveva girato solo tre film: Il gigante, La valle dell’Eden e Gioventù bruciata, quest’ultimo uscito poche settimane dopo la sua morte.
La ripida discesa attraverso la catena montuosa Temblor aveva fatto accelerare la Porsche argentata fino a circa 85 miglia all’ora, mentre Jimmy si dirigeva verso l’incrocio a “Y” tra le Highway 46 e 41, avvicinandosi a Cholame. Dalla direzione opposta sopraggiungeva la Ford Custom Tudor bicolore 1950 guidata da Turnupseed, che a quanto pare non vide mai la bassa Porsche argento, in arrivo contro il sole al tramonto.
Il meccanico Rolf Wütherich, seduto accanto a Dean sul sedile anteriore, riportò in seguito che le ultime parole dell’attore furono: «Deve vederci; deve fermarsi». Tuttavia, mentre la Ford attraversava la linea centrale per svoltare a sinistra sulla Route 41, si verificò lo scontro quasi frontale. La Porsche finì in un fossato e Dean, 24 anni, morì all’arrivo al Paso Robles War Memorial Hospital.
Dean incarnava la gioventù inquieta degli anni ’50. Il suo look da “bad boy” affascinava le adolescenti in gonne a ruota, mentre il temperamento scontroso e malinconico sullo schermo ispirava anche i ragazzi con giacche di pelle e capelli alla pompadour.
Aveva appena terminato le riprese di Il gigante e aveva deciso di guidare la sua nuova Porsche Spyder fino a Salinas per qualche chilometro di prova prima di una gara. La vettura era stata fermata quel pomeriggio da un poliziotto della California Highway per eccesso di velocità, ma il verbale non fece altro che stimolare Dean, che proseguì lungo la Highway 466 dell’epoca.
Oggi, sul luogo dello schianto, contro una recinzione di filo spinato che domina le colline lontane, i fan continuano a lasciare oggetti, bandiere, cimeli e una bandiera della Porsche, a testimonianza di un mito che non conosce tempo.
Dopo 70 anni, la stella di James Dean non si è affievolita, con un culto postumo pari a quello di Elvis Presley, Marilyn Monroe e JFK. E forse una frase dello scienziato in Gioventù bruciata offre ancora uno spunto di riflessione: «L’universo sarà poco scosso dalla nostra stessa scomparsa. Scompariremo, distrutti, come siamo iniziati, in un’esplosione di gas e fuoco. I problemi dell’uomo sembrano insignificanti, e l’uomo, esistendo da solo, sembra essere cosa di poco conto.»









