I Fantastici Quattro – Gli inizi, un’epopea sci-fi ispirata a Kubrick, Star Trek e persino allo Spider-Man di Raimi

Dopo anni di calo creativo post-Infinity War, l’MCU introduce i Fantastici Quattro con uno stile anni ’60 retrofuturista e un cast stellare che comprende Pedro Pascal, Vanessa Kirby, Joseph Quinn ed Ebon Moss-Bachrach. I primi resoconti parlano di uno dei blockbuster più stilosi e originali partoriti da La Casa delle Idee degli ultimi tempi. Diretto da Matt Shakman e basato sul gruppo di supereroi dei fumetti, I Fantastici Quattro – Gli inizi è la prima pellicola della cosiddetta “Fase Sei”, nonché secondo reboot della serie di film sulla Donna invisibile e compagnia bella.

First Steps ruota attorno a un tema centrale: la famiglia. Lo si capisce fin dai trailer, dove Sue Storm (interpretata da Vanessa Kirby) afferma con convinzione che affronteranno le sfide “come una famiglia”. Questa idea permea ogni aspetto del film, dalla storia all’estetica.

Il production designer Kasra Farahani ha ricreato l’attico del Baxter Building ispirandosi alle accoglienti case californiane di metà secolo, donando agli ambienti un’atmosfera calda e vissuta. La scelta degli anni ’60 non è casuale: è proprio in quel decennio che i Fantastici Quattro hanno visto la luce, nel 1961, grazie a Stan Lee e Jack Kirby. All’epoca, la Marvel era in crisi, e fu proprio il concetto di supereroi legati da vincoli familiari a salvare la casa editrice. Questo spirito è stato recuperato con cura e autenticità: per alcune scene, il direttore della fotografia di seconda unità Tim Wooster ha persino usato la vecchia cinepresa 16mm di suo padre.

Il regista Matt Shakman cita come influenze l’ottimismo della corsa allo spazio e la visione di JFK: fiducia nella scienza, nell’ingegno umano e nella collaborazione. Lo stesso spirito che animava opere come Star Trek, e che ora alimenta la visione dei Fantastici Quattro.

Anche il realismo è un elemento chiave. Dan Grace, supervisore ai costumi, spiega che tutto dev’essere fisico e tangibile. Persino Ben Grimm (La Cosa), interpretato da Moss Bachrach, non è reso interamente in CGI, ma con costumi reali, scarpe giganti, trench e cappelli. Bachrach è presente ogni giorno sul set, proprio per mantenere un’anima umana nel personaggio. La decoratrice Jill Azis conferma che gli elementi fantastici funzionano solo se quelli realistici appaiono autentici.

Shakman, grande sostenitore del cinema pratico, ha voluto costruire set reali, usare miniature (come la nave Excelsior lunga oltre 4 metri) ed evitare l’uso eccessivo del green screen, ispirandosi al cinema anni ’60 di Stanley Kubrick, da 2001: Odissea nello spazio a Arancia meccanica.

Anche H.E.R.B.I.E., il robot assistente dei Fantastici Quattro, è frutto di questo approccio. Tornato dopo essere stato escluso dai precedenti film, è stato realizzato con grande cura artigianale. Ha richiesto mesi di lavoro e un team di 5-6 persone per controllarlo: uno si occupa del movimento, mentre un altro, grazie a sensori indossabili, ne gestisce le braccia e le interazioni. Nonostante sia piccolo, è stato tre volte più difficile da costruire rispetto alla FantastiCar. H.E.R.B.I.E. è molto più di un robot: è cuoco, babysitter, scienziato, tuttofare — un vero membro della famiglia. Stanco e sovraccarico, sì, ma anche essenziale. Il suo design, curato fin nei dettagli, riflette l’ingegno di Reed Richards e incarna il cuore del film: la forza e l’unità della famiglia.

Infine, il produttore Grant Curtis, che ha lavorato per anni con Sam Raimi alla trilogia di Spider-Man, ha portato con sé quell’esperienza anche in First Steps. La sua visione — maturata in uno dei primi grandi successi del cinema supereroistico moderno — ha contribuito a dare al nuovo film dei Fantastici Quattro profondità, calore e un tocco umano che affonda le radici proprio nel concetto di famiglia.

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