L’audace finale di Killers of the Flower Moon, spiegato

Killers of the Flowern Moon, l’ultimo film di Martin Scorsese con protagonisti Leonardo DiCaprio, Robert De Niro e Lily Gladstone, dal saggio di David Grann Gli assassini della Terra Rossa: Affari, petrolio, omicidi e la nascita dell’FBI. Una storia di frontiera, è finalmente al cinema. Il sanguinario cineasta racconta, in 3 ore e 26 minuti, il massacro avvenuto all’interno della comunità Osage, nella Oklahoma degli anni venti, per mano dei conquistatori bianchi che vogliono appropriarsi dell’improvviso arricchimento dei Nativi. Al centro della storia, Mollie Burkhart (Gladstone), una fiera donna Osage, e Ernest Burkhart (DiCaprio), reduce di guerra bianco che va a lavorare per il mefistofelico latifondista, suo zio, William Hale (De Niro).

(Attenzione Spoiler) La generale mancanza di conoscenza della vicenda che insanguinò la nazione Osage si estende fino alla scena finale con la presentazione dello show radiofonico anni ‘50, registrato con il pubblico in sala. Un pubblico prettamente bianco, con narratori sul palco bianchi e le voci coperte delle risate del pubblico, divertito dall’intrattenimento offerto. Solo alla presenza di Martin Scorsese segue il silenzio. Come Alfred Hitchcock prima di lui, Scorsese è diventato famoso per essere apparso nei suoi film; a differenza di Hitch, la presenza di Scorsese quasi sempre commenta l’azione del film stesso. A cominciare da Mean Streets, il lungometraggio che lo ha reso famoso, in cui appare come uno scagnozzo senza nome che spara con la pistola sconvolgendo la vita dei nostri protagonisti.

Nel programma radiofonico dell’epilogo, gli omicidi degli Osage vengono sterilizzati al punto in cui le voci dei membri della tribù sono fornite da uomini bianchi e Tom White (Jesse Plemons), agente dell’embrionale FBI, è raffigurato come l’eroe della storia. Ancora oggi, la cultura Osage rimane ampiamente travisata; Scorsese denuncia la cancellazione culturale del popolo Osage e spiega come la storia abbia distorto il caso trasformandolo in un mito sulla fondazione dell’FBI.

L’immagine finale di Killers of the Flower Moon è una celebrazione del popolo Osage, un cerchio di ballerini raffigurato come un vortice caleidoscopico. Lo spirito di Mollie, la sua storia, è viva in loro. Scorsese, l’outsider, vuole onorarla e lo fa attraverso la magnifica performance di Lily Gladstone. Trentasettenne attrice di origini native americane, discende dalle tribù dei Nasi Forati e dei Piedi Neri.