Candidato a 6 premi Oscar, l’ultimo capolavoro di Paul Thomas Anderson segna l’addio al cinema di Daniel Day-Lewis che per interpretare Reynolds Woodcock, il celebre couturier nella Londra degli anni Cinquanta, si è spinto oltre l’ossessione, il metodo e l’istinto. Non è un caso che l’antidivo per eccellenza detenga, a oggi, il record di Oscar vinti (tre) come migliore attore protagonista (Il mio piede sinistro di Jim Sheridan, Il Petroliere e Lincoln di Steven Spielberg). Si parla di un quarto forse in arrivo, se l’Academy deciderà di assegnargli anche quello per Il filo nascosto. Il ritorno del duo Anderson e Day-Lewis undici anni dopo Il Petroliere è un inno all’eleganza e racconta la folle storia d’amore tra uno stilista e la sua musa (che ha il volto e le linee di Vicky Krieps). Eccovi, 10 curiosità très chic.
- Reynolds Woodcock è ispirato in parte a Dior (la cura ossessiva per i dettagli) e per metà allo stilista spagnolo Balenciaga (la vita monastica condotta).
- Secondo il New York Times, dietro al personaggio immaginario di Woodcock ci sarebbe il fashion designer che ispirò Christian Dior, Charles James, cui matrimonio con una donna che sarebbe diventata la sua musa rispecchierebbe quella del personaggio interpretato da Day-Lewis.
- Per diventare Woodcock, Day-Lewis si è consultato con Cassie Davies-Strodder, allora curatrice della sezione moda e tessuti del Victoria and Albert Museum di Londra.
- Ha guardato video d’archivio di sfilate anni ’40 e ’50.
- L’attore ha fatto anche una specie di apprendistato da Marc Happel, direttore del reparto costumi del New York City Ballet.
- Alla fine ha, persino, realizzato da zero un tubino di Balenciaga.
- 50 abiti originali sono stati creati in meno di sei mesi dai sarti al soldo del costumista Mark Bridges.
- Ogni vestito è stato cucito a mano, utilizzando dai 6 agli 8 metri di tessuto.
- La produzione ha recuperato un autentico pizzo fiammingo del 17esimo secolo.
- I 35 milioni di dollari di budget lo rendono il film più costoso di Paul Thomas Anderson dopo Magnolia (1999).




















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